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Dramma a Mestre. Le tolgono la figlia, donna si dà fuoco davanti al Tribunale dei minori

Il gesto estremo davanti alla sede del Tribunale dei minori di Mestre, nel Veneziano. La donna, una 50enne marocchina, è stata subito soccorsa e trasportata d’urgenza all’ospedale con ustioni gravissime la figlia fosse stata dichiarata adottabile.
A cura di Antonio Palma
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Dramma nella mattina di oggi , lunedì 20 gennaio, nel Veneziano dove un 50enne di origini marocchine si è data fuoco davanti alla sede del Tribunale dei minori di Mestre rimanendo ferita gravemente. La figlia era stata dichiarata adottabile: sarebbe questa la ragione del gesto. Lo rende noto il Tribunale dei minori di Venezia, parlando di un provvedimento legato al forte disagio psicologico della donna. I giudici avevano affidato la bambina ad una comunità. Una decisione, chiarisce la presidente del Tribunale Maria Teresa Rossi, "per tutelarla".

L'episodio intorno alle 11. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la signora si sarebbe cosparsa di liquido infiammabile proprio davanti all'ingresso del palazzo di giustizia del capoluogo veneto dandosi subito fuoco prima che altri potessero fermarla. Fortunatamente dopo qualche istante si è riusciti a spegnere le fiamme e a soccorrere la donna che però è rimasta ferita gravemente. La protagonista dell'estremo gesto è stata poi soccorsa dal personale del 118 accorso sul posto a seguito di una chiamata di emergenza e trasportata immediatamente all'ospedale dell'angelo di Mestre con ustioni gravissime. In pronto soccorso è stata intubata e poi trasferita al centro grandi ustionati di Padova dove è stata ricoverata con prognosi riservata.

A spegnere le fiamme e ad evitare la tragedia pare siano state le guardie giurate in servizio all’ingresso del palazzo di giustizia che sono intervenute subito con alcuni estintori che avevano a disposizione.  Dalle prime informazioni trapelate, il gesto sarebbe una forma estrema di protesta da mettere in relazione ad un procedimento della giustizia civile che la vede coinvolta. Vicino a lei infatti i soccorritori avrebbero rivenuto un cartello su cui la donna avrebbe scritto alcune frasi di protesta e spiegazioni relative al suo caso giudiziario, corredando il tutto anche con una foto di una bimba e di un uomo. Il cartello farebbe riferimento alla figlioletta e al padre (riportate anche le generalità dell'uomo, la sua professione e la residenza). Secondo quando si legge nel cartello, la piccola si troverebbe ora in una comunità protetta. Ricorda anche il nome della figlia e il proprio cognome nonchè gli estremi della sentenza del Tribunale dei minori che, a suo dire, nel 2018 l'ha privata della bambina. Su quanto accaduto e sui motivi esatti del gesto di autolesionismo sta indagando ora la Polizia che dopo i soccorsi ha anche transennato l'area per effettuare i rilievi del caso.

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