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Donne uccise a Naro, oggi l’autopsia. La figlia di Maria Rus: “Mamma era carbonizzata, voglio la verità”

Il 24enne romeno sottoposto a fermo per il duplice omicidio e vilipendio di cadavere delle due donne uccise a Naro era noto a carabinieri e Procura perché già di recente indagato per furto e incendio. Lunedì arrivano i Ris in Sicilia.
A cura di Susanna Picone
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Dopo una giornata di indagini nella serata di ieri è stato fermato un giovane di 24 anni già noto alle forze dell’ordine sospettato del duplice omicidio di Naro (Agrigento). Due donne rumene – Maria Rus e Delia Zarniscu– sono state trovate morte nelle loro rispettive abitazioni nel quartiere Sant'Erasmo, case situate a circa 150 metri di distanza.

Subito gli inquirenti hanno pensato a due femminicidi, probabilmente compiuti dalla stessa persona. Una delle due donne è stata accoltellata con violenza inaudita e trovata in una pozza di sangue in casa, messa a soqquadro; l'altra sarebbe stata prima uccisa e poi messa su una poltrona e data alle fiamme.

Maria Rus – come ha ribadito anche la figlia davanti alle telecamere – è stata trovata carbonizzata. Oggi per chiarire meglio la dinamica dell'accaduto verrà effettuata l’autopsia sui corpi di Delia e Maria. A disporla sono stati il pm Elettra Consoli e l'aggiunto Salvatore Vella della Procura di Agrigento.

Ieri sera sui cadaveri delle due donne è stata fatta eseguire, all'ospedale Barone Lombardo di Canicattì, una Tac. L'esame serve per stabilire se, e che tipo, di fratture e traumi le due vittime abbiano riportato. Nelle case delle vittime lunedì arriveranno anche i Ris di Messina.

"Vogliamo la verità", ha detto la figlia di Maria Rus intervenuta sul posto. La donna ha raccontato di una persona che l’ha chiamata per dirle che sua madre era stata uccisa a bastonate: "Sono arrivata e non mi hanno fatto entrare, ho visto solo dalla finestra, lei era carbonizzata, poi mi sono sentita male".

Maria Rus
Maria Rus

A quanto emerso, il ventiquattrenne romeno sottoposto a fermo per il duplice omicidio e vilipendio di cadavere delle due romene, era noto ai carabinieri e alla Procura della Repubblica di Agrigento perché di recente era stato indagato con l'accusa di furto ai danni della ditta agricola del paese dove lavorava e di avere anche appiccato con gasolio un incendio a una delle serre dell'impresa.

L’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande di pm e carabinieri: ora si trova in carcere ad Agrigento e verosimilmente lunedì verrà sottoposto all'interrogatorio per la convalida del provvedimento di fermo.

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