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Don Bizzotto, il prete pacifista vessato per anni da una banda: si sono fatti versare 370mila euro

11 fermati, sei in carcere: hanno sistematicamente manifestato a Don Albino Bizzotto esigenze e stati di bisogno totalmente inventati (dalle disgrazie familiari agli incidenti stradali), non mancando di promettere invano la restituzione del denaro ricevuto, bersagliando l’81enne fondatore dell’associazione dei ‘Beati costruttori di pace’ di Padova con 14mila telefonate. Ora sono accusati di circonvenzione di incapace e tentata estorsione.
A cura di Biagio Chiariello
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In sei finiti in manette, insieme ad altre cinque persone, per aver provato ad estorcere 370mila euro e perseguitato don Albino Bizzotto, 81 anni, sacerdote, originario di Cassola, nel bassanese, presidente dei ‘Beati costruttori di pace'. Questa mattina la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Padova, a conclusione di una delicata indagine delegata dalla locale Procura della Repubblica, ha dato esecuzione, nelle province di Padova, Venezia e Vicenza, ad un’ordinanza nei confronti di undici persone di etnia sinti, che disponeva la custodia cautelare in carcere di sei soggetti, il divieto di dimora nei comuni della Regione Veneto di altri quattro e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria di un ulteriore individuo. I reati contestati sono la circonvenzione di incapace e la tentata estorsione ai danni dell'uomo di chiesa, che è presidente dell’associazione di volontariato che ha sede a Padova. Contemporaneamente sono state eseguite decine di perquisizioni nei confronti degli indagati, a vario titolo, anche per i reati di atti persecutoriviolazione di domicilio.

A presentare la denuncia è stato lo stesso don Bizzotto. Le indagini sono state condotte dai finanzieri della Compagnia di Cittadella che hanno ricostruito una serie di reiterate e insistenti richieste di denaro da parte dei nomadi, i quali sono riusciti ad ottenere elargizioni, nell’arco di due anni, per oltre 370 mila euro, in contanti o mediante la ricarica di carte prepagate. Il sacerdote 81enne è stato taglieggiato e turlupinato dagli indagati che "nella sua generosità avevano trovato una fonte di guadagno", adottando “un copione costituito da menzogne”. In totale lo hanno bersagliato di "circa 14mila telefonate in 2 anni" tra luglio 2018 e luglio 2020, trascinandolo in uno stato continuo di ansia.

Raccontavano a don Bizzotto di inesistenti disgrazie familiari, incidenti stradali, vicissitudini giudiziarie, “volte a muovere a compassione l’interlocutore, animato esclusivamente dallo spirito caritatevole di aiutare il prossimo, facendogli credere che l’unica soluzione percorribile fosse rappresentata dall’elargizione di somme di denaro”. Per questo è stata formulata l’ipotesi di circonvenzione d’incapace.

Il Comando provinciale della Finanza di Padova ha dichiarato: “L’attività di servizio testimonia la costante azione nel contrasto dei reati contro la persona e il patrimonio, a tutela delle fasce più deboli della popolazione, consentendo, in questo caso, all’associazione di volontariato, attiva da oltre trent’anni nell’assistenza e nel sostegno ai più poveri e bisognosi, di poter continuare a rendere il prezioso servizio per la collettività al riparo dalle azioni di individui spregiudicati”.

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