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Dimenticato in cimitero dopo l’autopsia: “Mio fratello in decomposizione, fuori dalla cella frigo”

Una vicenda che rende ancora più drammatico il caso della tragica fine della vita di Antonio Usai, il 69enne di Olbia trovato senza vita nell’acqua a poca distanza dalla passerella in legno del lungomare lo scorso 2 dicembre.
A cura di Biagio Chiariello
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“Mio fratello è stato scaricato al cimitero di Olbia fuori dalla cella frigo in stato avanzato di decomposizione”. Parole dure e amare quelle di Davide Usai, fratello di Antonio Usai, il 69enne di Olbia trovato morto nelle acque davanti al lungomare la mattina del 2 dicembre.

Il fratello di Antonio Usai racconta di aver fatto la drammatica scoperta la sera del 14 dicembre:

“Mi trovavo a lavoro quando ho ricevuto la chiamata dell’agenzia funebre di Olbia – racconta Davide -. Il funerale sarebbe dovuto essere domani e mi hanno chiamato per dare l’autorizzazione per sigillare la bara. Purtroppo, tramite loro, ho scoperto che il cadavere di mio fratello non è stato messo in cella frigo ed è stato scaricato come spazzatura al cimitero. Non ci volevo credere a una cosa simile”.

Il corpo di Antonio Usai, annegato nel lungomare di Olbia, è stato ritrovato dai familiari in condizioni drammatiche, con segni evidenti di decomposizione, insetti e larve. “È stato ben dieci giorni così dopo l’autopsia", racconta il fratello

Usai ha sporto denuncia ai carabinieri di Orosei per vilipendio di cadavere.

Diversi sono i punti non chiari di questa vicenda. Molto conosciuto in città, Antonio Usai viveva solo in un appartamento di una palazzina popolare di via Tasso, dalla parte opposta al luogo del ritrovamento. Nel porticciolo di fronte alla sua casa, nel parco Mario Cervo, Antonio Usai trascorreva gran parte del suo tempo.

“Di solito Antonio si muoveva in bicicletta ma l’ultima gliel’avevano rubata poco tempo fa”, racconta un amico che lo conosceva. Per questo il 69enne ultimamente lo si vedeva in giro a piedi.

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