Delfini uccisi e mutilati in Sardegna per fare il mosciame, aumentano i casi: le carcasse in spiaggia

Il primo caso a maggio, poi altri due a luglio a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro: si tratta delle carcasse di delfini uccisi e mutilati che le correnti hanno spinto verso le spiagge della Sardegna dove sono poi stati ritrovate. Gi animali sarebbero stati uccisi, spiegano volontari ed esperti, per fare il mosciame, un filetto di carne essiccato e piuttosto pregiato che può essere venduto fino a 200 euro al chilo. Il sospetto dunque è che dietro questi ritrovamenti non vi sia un ignoto pescatore ma uno o più bracconieri che muovono un vero e proprio business illegale.
Il primo ritrovamento è stato registrato lo scorso maggio sulla spiaggia de La Caletta Siniscola, così come denunciato anche dalla pagina Facebook dalla Clinica Veterinaria Duemari, poi altri due a luglio, nelle scorse settimane, nella zona di Orosei, in provincia di Nuoro, uno a Su Barone e l'altro a Bidderosa. Si tratta di tre carcasse che sono stata portate a riva dalle correnti dopo essere state abbandonate in mare aperto da bracconieri: i delfini sarebbero stati prima uccisi e poi svuotati.
Un macabro rituale che serve a trasformare i filetti di delfino in mosciame, specialità gastronomica illegale dal 1989 che è purtroppo ancora molto richiesta sul mercato clandestino. E secondo le ultime stime, il mosciame di delfino può essere venduto anche a 200 euro al chilo. I delfini sono specie protette e sono previste sanzioni penali per il maltrattamento e l’uccisione, così come per il consumo della sua carne.
“Lo hanno ucciso e hanno asportato tutti i muscoli della schiena – scriveva la Clinica Veterinaria Duemari – mettendo a nudo la colonna vertebrale e rendendo evidente la sua natura di mammifero marino, così simile a noi. Lo hanno ridotto così per ottenere il mosciame, prodotto che viene venduto clandestinamente a prezzi molto alti”.