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“Dimmi che anche tu mi ami”, mamma scopre le chat dei figli su Whatsapp e fa condannare il pedofilo

Filippo M., 61enne veronese, è stato condannato a 11 anni di reclusione abusi sessuali ai danni di alcuni calciatori minorenni. Era il loro allenatore. La mamma di due di loro ha raccontato come l’ha incastrato e fatto arrestare: Come l’ha incastrato: “I miei figli lo chiamavano zio, me li ha rovinati. L’ho affrontato faccia a faccia”.
A cura di Biagio Chiariello
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"L’ho incastrato grazie alle chat su Whatsapp, mi ero insospettita perché improvvisamente i miei due figli adolescenti avevano cambiato password ai telefonini. Non l’avevano mai fatto, era troppo strano". Così Alessandra B. è riuscita ad incastrare ‘zio Filippo', come lo chiamavano i due figli della donna, tra le vittime dell'uomo, condannato a 11 anni e 4 mesi di reclusione per abusi sessuali ai danni di alcuni calciatori minorenni, che il pedofilo allenava.

"Era il loro mister, mi fidavo di lui. Diceva che dopo gli allenamenti di calcio li portava a casa sua per aiutarli con i compiti, invece ho scoperto che durante quei pomeriggi abusava di loro… me li ha rovinati, sono ancora traumatizzati, non potranno mai dimenticare… " ha raccontato Alessandra al Corriere della Sera.

La vicenda è quella che vede coinvolto Filippo M., 61enne veronese residente in città e attualmente detenuto in carcere a Trento. Nei giorni scorsi è arrivata la condanna.

La donna ricorda il momento in cui ha capito cosa stava accadendo: "Quando li ho convinti a farmi visionare il contenuto dei cellulari, ho trovato quei messaggi tra loro e l’allenatore… Sono rimasta allucinata, incredula, scioccata. Lui scriveva di amarli e chiedeva ai miei figli ‘dimmi che anche tu mi ami'… Ecco, quella è stata la scoperta della verità e l’inizio del nostro incubo".

Poi le ammissioni dei suoi ragazzi:

Sai mamma, dopo gli allenamenti il mister fa certe cose brutte, ci tocca… Si spinge anche oltre…".

Alessandra è andata subito a confrontarsi con l'uomo: “So cosa hai fatto, è ripugnante, devi solo vergognarti. Stai lontano dai miei figli, lascia in pace la mia famiglia”, gli ha detto. Poi l'ha denunciato, la stessa iniziativa l’ha intrapresa anche la madre di un altro giovanissimo calciatore "avvicinato sessualmente" dallo stesso allenatore professionista.

Dopo la condanna, la mamma ha chiamato i suoi figli. Le hanno detto di essere "felici, perché con la nostra denuncia abbiamo evitato che altri giovani calciatori potessero subire le stesse violenze".

La donna ammette che forse "sarebbe stato più facile  limitarmi ad allontanare i miei ragazzi da quell’uomo senza sporgere denuncia, ci avrebbe evitato un altro incubo, quello dello stalking. Perché dopo la querela, prima che lo arrestassero, non ci ha più lasciati in pace, continuava a perseguitare i miei figli, cercarli, ossessionarli. È stato terribile, questa condanna finalmente può significare un nuovo inizio per me e soprattutto per loro".

Alessandra B. è anche una donna forte:

Ho vissuto quest’incubo dell’allenatore completamente da sola, mio marito è volato in cielo troppo presto e quell’uomo se n’è approfittato. Ha riempito il vuoto lasciato nelle vite dei miei figli dalla improvvisa perdita della figura paterna, facendosi chiamare “zio”, fingendosi “uno di famiglia” . È stato un comportamento subdolo, senza scrupoli".

Oltre agli 11 anni di reclusione per Filippo M., il giudice lo ha anche interdetto in perpetuo da ogni ufficio e servizio frequentato prevalentemente da minori e ha decretato per lui "5 anni di inibizione con preclusione alla permanenza in qualsiasi ruolo e categoria della Figc".

 E questo – sospira Alessandra – è il risultato più importante, che stia lontano per sempre dai ragazzi".

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