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Crollo Ponte Morandi, pagano i lavoratori e non i manager: a rischio 700 dipendenti Spea

I lavoratori della Spea Engineering, società della galassia Aspi che si occupa della progettazione, realizzazione e manutenzione delle infrastrutture autostradali, coinvolta nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi di Genova, hanno scioperato questa mattina a Roma. “Aspi ha deciso di rifarsi una verginità estromettendo noi da tutto l’apparato produttivo. Paghino i manager e dirigenti, non i dipendenti”.
A cura di Davide Falcioni
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A pagare i guai di Autostrade per l'Italia dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova rischiano di essere i lavoratori. Settecento dipendenti della Spea Engineering S.p.A, società specializzata in ingegneria dei trasporti autostradali che si occupa, tra l'altro, della progettazione e manutenzione della rete autostradale italiana, rischiano il posto di lavoro e questa mattina si sono dati appuntamento a Roma sotto la sede dell'Aspi per uno sciopero proclamato da Fillea Cgil, FenealUil e Filca-Cisl. I sindacati hanno richiesto un incontro sia ad Atlantia che ad Aspi per avere chiarimenti in merito al piano di salvaguardia occupazionale previsto nei precedenti incontri.

Ponte Morandi, Spea avrebbe omesso controlli per convenienza commerciale

Spea Engineering è una società che è stata coinvolta dalle inchieste giudiziarie successive al crollo del Ponte Morandi: secondo il Tribunale del Riesame, che a novembre ha interdetto dalla professione dieci tra tecnici ed ex dirigenti della ditta specializzata nella manutenzione e nel monitoraggio delle infrastrutture per conto di Atlantia, i controlli sul viadotto crollato il 14 agosto 2018 vennero "esclusi da Spea tramite prescrizioni specifiche che impedivano l'accesso ai cassoni dell'impalcato". "Le condotte contestate, di totale consapevole adesione agli scopi del gruppo, si inseriscono nella emersa tendenza a permeare la gestione dell'attività di sorveglianza e di manutenzione da parte di Aspi tramite la controllata Spea con condotte illecite dettate da motivi di stretta convenienza commerciale". Secondo i giudici, in particolare, Spea avrebbe omesso importanti ispezioni "finendo sostanzialmente per occultare situazioni potenzialmente e concretamente pericolose per la viabilità e la sicurezza pubblica". Per i giudici “Aspi e Spea, legate al gruppo Atlantia e pertanto ai medesimi interessi della società controllante, paiono proiettati a una logica di risparmio sui costi di manutenzione per trasmettere l'immagine di efficienza della rete evitando sia impegnativi interventi di manutenzione sia drastiche decisioni dell'organo pubblico di controllo, come la chiusura di tratti autostradali”.

Spea, a rischio 700 geometri ed ingegneri

Alla luce delle inchieste giudiziarie il gruppo Atlantia avrebbe deciso di chiudere Spea facendo confluire i dipendenti in due nuove società: "Nell'autunno scorso – spiega a Fanpage.it Ezio Giorgi del dipartimento edilizia di Fillea Cgil – abbiamo partecipato a un tavolo con la proprietà in cui ci è stato illustrato un percorso di ristrutturazione del gruppo coinvolgendo in particolare la Spea, società coinvolta nell'inchiesta sul crollo del Ponte Morandi. Ci era stato garantito che tutti i circa 700 dipendenti, tra ingegneri e geometri altamente specializzati addetti a progettazione e direzione dei lavori, sarebbero stati salvaguardati, ma che non sarebbero stati assorbiti da Aspi".

Il quadro cambia radicalmente durante una riunione del consiglio di amministrazione di Aspi del 9 gennaio, quando l'amministratore delegato Roberto Tomasi manifesta – come si legge anche in una nota pubblicata sul sito di Autostrade – l'intenzione "di dare rapido avvio alla gestione diretta delle attività di progettazione e direzione lavori – finora affidate a SPEA – attraverso l'istituzione di una specifica business unit/divisione di ingegneria dedicata, a riporto del Direttore Generale, che potrà avvalersi di tutti i necessari supporti esterni da selezionare, di volta in volta, secondo le procedure previste dalle vigenti normative". Insomma, progettazione e direzione dei lavori faranno capo direttamente a un'unità interna ad Aspi. Che ne è quindi dei 700 dipendenti della Spea? Se non saranno assorbiti da Aspi, come annunciato in autunno, rimarranno senza lavoro?

Sindacati: "Non paghino i lavoratori per le responsabilità dei dirigenti"

A questa domanda – posta dai sindacati – stamattina i manager di Aspi avrebbero risposto in modo vago. Il rischio è che l'onda dell'inchiesta sulla la tragedia del Ponte Morandi si abbatta prima di tutto sui 700 lavoratori di Spea, e non invece sui manager che, eventualmente, dovessero risultare coinvolti in sede giudiziaria: "Garantire la sicurezza delle infrastrutture e la viabilità dei cittadini è l’obiettivo primario di ogni concessionario, ma se tale sistema mostra delle criticità, la prima responsabilità deve assumersela il gruppo dirigente di Aspi insieme ai management delle varie società coinvolte. Non accetteremo operazioni di lifting societario che, invece, finirebbero per scaricare tali responsabilità solamente sui lavoratori", tuonano gli edili di CGIL, Cisl e Uil. “Riponiamo nella magistratura la nostra completa fiducia affinché si arrivi quanto prima ad accertare ogni responsabilità, e invitiamo la politica a valutare la complessità della vertenza nel merito, evitando facili approcci propagandistici, per le conseguenze che ogni decisione potrebbe avere su migliaia di lavoratori e sull’intero sistema Paese. Altresì siamo convinti che lo stesso impegno dovrà guidare il nuovo management, da poco nominato alla guida delle società del Gruppo Atlantia, da cui ci aspettiamo un immediato chiarimento sul percorso da intraprendere per garantire l’occupazione dei 700 lavoratori salvaguardando un patrimonio professionale altamente specializzato, che rappresenta un’eccellenza non solo per l’azienda ma per tutto il Paese".

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