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Crisi: si taglia sull’abbigliamento, due su tre tornano al rammendo

Come rivela un’indagine Cna, ormai le abitudini di consumo degli italiani sono cambiate e nelle case trionfa il fai da te.
A cura di Antonio Palma
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Con la crisi economica che ha colpito il nostro Paese ormai anche il mondo dei consumi degli italiani si è rivoluzionato o meglio è tornato indietro. Non solo sul cibo ma anche sull'abbigliamento i nostri connazionali infatti hanno deciso di tornare alle vecchie abitudini del fai da te risparmiano il più possibile. Addio dunque a capi firmati e guardaroba rinnovati di continuo e sempre più spazio invece ad ago e filo per i rammendi necessari. Come rileva un'indagine del Centro studi Cna curata da Swg, infatti, nell'ultimo anno sono stati oltre 6 italiani su 10 quelli che hanno fatto ricorso a riparazioni sartoriali e quasi 9 consumatori su 10, circa l'87%, tendono a recuperare un capo danneggiato o usurato invece di buttarlo.

Trionfa il fai da te – Soprattutto nell'ultimo periodo di crisi la quota di italiani che tende a recuperare un articolo di abbigliamento danneggiato o usurato è aumentata di quasi il 60%, coinvolgendo oltre 35 milioni di persone. Rispetto a qualche anno fa, infatti quasi un consumatore su quattro ricorre al calzolaio invece di cambiare scarpe e quasi un acquirente di abiti su due ricorre al sarto invece di disfarsi del vecchio indumento. Ma la rivoluzione nei consumi degli italiani non riguarda solo i vestiti, nelle case italiane infatti ormai regna il fai da te. Sempre secondo la stessa ricerca, quando si rompe un elettrodomestico solo il 13% dei nostri connazionali ne compra un altro mentre oltre otto su dieci punta ad aggiustarlo, e se il 43% di questi si affida a un tecnico, il 42% si arrotola le maniche e lo fa da solo.

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