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Covid 19

Crisanti: “Serve mappa infetti reali, via libera a tutti coinciderebbe con ripresa dell’epidemia”

“Prima di ripartire occorrerà fare uno sforzo per capire quanti sono i casi veri, non quelli diagnosticati”: lo dice il virologo Andrea Crisanti, secondo cui serve una mappa degli infetti reali al coronavirus che determinerà la base da cui muoversi. “Dal 4 maggio in poi pronostico che ripartiranno alcune attività, ma con attenzione. Perché il via libera a tutti indistintamente coinciderebbe con una ripresa dell’epidemia”, ha spiegato.
A cura di Susanna Picone
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"Prima di ripartire occorrerà fare uno sforzo per capire quanti sono i casi veri, non quelli diagnosticati”. A dirlo è il virologo Andrea Crisanti, secondo cui serve una mappa degli infetti reali al nuovo coronavirus che determinerà la base da cui muoversi. Andrà fatta questa ricognizione, secondo l’esperto, per il varo in sicurezza della fase 2. Crisanti, direttore del Laboratorio di virologia e microbiologia dell'università di Padova, ha parlato con l’Adnkronos Salute delle misure di contenimento messe in campo dal Governo per frenare l'epidemia di Covid-19. "Dal 4 maggio in poi – ha detto – pronostico che ripartiranno alcune attività, ma con attenzione. Perché il via libera a tutti indistintamente coinciderebbe con una ripresa dell'epidemia”.

L'importanza di fare i tamponi anche a fine quarantena

Secondo il virologo il timore è che per allora possa ancora "mancare un dato importante, e cioè l'incidenza reale della malattia”. E quindi non conoscere il numero reale delle persone malate. “È fondamentale per avere una base di partenza, per capire da dove cominciare a fare i tamponi. Occorre registrare tutti coloro che dicono di avere sintomi compatibili con Covid-19. Fare i tamponi a loro per avere conferma della diagnosi direi che a questo punto non serve molto. Li farei subito per scovare i parenti e i contatti asintomatici". E poi ovviamente "a fine quarantena, perché è fondamentale essere certi che ci siano due tamponi negativi uno di seguito all'altro prima di far rientrare le persone". Questo, secondo l'esperto, "è un altro problema gigantesco, perché la scomparsa dei sintomi non si accompagna automaticamente alla negativizzazione e non sappiamo se queste persone possono trasmettere o no il virus".

Il caso Veneto

Andrea Crisanti ha più volte sottolineato l'importanza di arrivare preparati alla cosiddetta fase 2 e ha evidenziato anche come "la ripresa sarà lunga e costellata di focolai". In Veneto, dove il governatore ha varato il suo ‘lockdown soft', "si lavora in questa direzione", assicura Crisanti, secondo cui la Regione non si discosta dalle disposizioni ministeriali, ma aggiunge livelli di sicurezza, imponendo l'uso di mascherine, guanti, gel disinfettante per le attività e per uscire di casa. "Allo stesso tempo – ha spiegato l'epidemiologo – sono stati fatti investimenti per incrementare la capacità di fare tamponi, condizione indispensabile per riaprire senza rischi. Dobbiamo sapere quanti infetti ci sono e se abbiamo dei cluster d'infezione dobbiamo essere in grado di intervenire tempestivamente", tracciando e screenando i contatti e "tornando dopo alcuni giorni a tamponarli di nuovo", secondo la via tracciata "dal modello Vo' Euganeo". "Nello stesso tempo – continua ancora il virologo – in Veneto si stanno seguendo capillarmente i casi diffusi per vedere se tra parenti, amici, vicini si celano asintomatici che possono essere fonte d'infezione. Stiamo procedendo su una strada che penso sia virtuosa. È un piccolo esperimento che ci dirà se il modello funziona. I numeri della regione, infatti, al momento sono aggredibili, visto che l'ultimo incremento è stato intorno ai 130-150 casi".

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