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Costa Crociere replica alle accuse di Schettino. Ma la compagnia rischia grosso

Al centro delle polemiche c’è ancora il famigerato “inchino”. Secondo Schettino era un spot pubblicitario per Costa Crociere, ma quest’ultima respinge le accuse: “il comandante ha fatto tutto di testa propria”. Ma le posizioni di entrambi sembrano aggravarsi.
A cura di Biagio Chiariello
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Quello dell'inchino potrebbe diventare un vero e proprio caso giudiziario. Dopo le accuse di Schettino a Costa Crociere “L'inchino me lo chiesero loro”, è arrivata la replica della stessa compagnia che nega ogni possibile coinvolgimento in quanto accaduto il 13 gennaio scorso al Giglio e parla anzi di «accuse ingiuste».

Inchino mai autorizzato da Costa Crociere

Il «passaggio ravvicinato» all’isola del Giglio fu deciso «autonomamente dal comandante Schettino». Lo ha detto in Senato, nel corso di una audizione in commissione lavori pubblici, il presidente e amministratore delegato di Costa Crociere, Pierluigi Foschi. Schettino avrebbe, dunque, agito di testa propria. Sebbene Foschi ammetta che il rituale dell'inchino faccia parte della «navigazione turistica» ed è una «pratica adottata da tutte le navi croceristiche,è una caratteristica che arricchisce il prodotto». Del resto, come abbiamo visto nel video esclusivo la stessa Concordia di Schettino "saluta" l'isola di Procida, l'inchino non è un evento affatto eccezionale. Ma Foschi mette le mani avanti affermando che « in questo caso la compagnia non ne era al corrente».

Foschi poi ricusa le accuse del capo della Protezione Civile, che aveva parlato di diversi clandestini a bordo della nave da crociera: “È impensabile che una compagnia come Costa crociere, con il suo patrimonio di esperienze, si possa permettere di avere a bordo di una sua nave dei clandestini. Sui nostri accessi a bordo c'è un sistema all'avanguardia. Tutti sono fotografati e registrati con un codice».

Allarme inquinamento

Ma i problemi per Costa, su cui già grava il capitolo risarcimenti, non finiscono qui. La Protezione civile ha infatti inviato una diffida alla compagnia, che ancora non ha presentato un programma per recuperare i rifiuti all’interno del relitto della Concordia. Nella nave vi erano grosse quantità di saponi e detersivi che ora si stanno sciogliendo in mare. Alcuni accertamenti hanno, infatti, messo in evidenza una concentrazione di tensioattivi di 2-3 milligrammi per litro.

Si aggrava la posizione di Schettino

Nel frattempo sembra aggravarsi la posizione di Francesco Schettino. Il comandante è stato intercettato nella caserma dei carabinieri mentre parlava pensando di non essere ascoltato «Quando la nave si è inclinata ho preso e sono sceso». Parole che confermano l'abbandono nave. Tuttavia la difesa di Schettino, ora ai domiciliari, ne ha chiesto la scarcerazione in quanto non rappresenta un pericolo e tantomeno lo può rappresentare la «concreta possibilità» che possano ripetersi situazioni analoghe a quelle del naufragio, in quanto la sua carriera da comandante è virtualmente conclusa. E' questa la tesi del legale del comandante, l'avvocato Bruno Leporatti, nel ricorso al tribunale del riesame.

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