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“Così ho ‘spento’ Matteo Salvini e il Tribunale mi ha assolto”

Lo scorso agosto a Soverato in Calabria, Francesco Noto aveva disattivato l’impianto di amplificazione durante il comizio di Matteo Salvini. ‘Un gesto istintivo dato dall’ennesima bugia”. Oggi arriva l’archiviazione del caso: per il Tribunale di Catanzaro, l’attivista non ha commesso alcun reato. “Non mi sono affatto pentito, anzi lo rifarei anche domani”.
A cura di Dominella Trunfio
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«Lo rifarei altre mille volte e non perché il tribunale ha archiviato il caso, ma perché subire gli insulti da una persona come lui che in questi giorni ancora scorrazza in giro per l'Italia, strumentalizzando il disagio, calpestando la dignità umana e offendendo la popolazione è inaccettabile. Io, come spero tanti altri, non lo accetto e mai lo accetterò». Francesco "Ciccio" Noto, 42 anni, mantiene l'animo battagliero. Lo stesso, che il 10 agosto 2019 l'aveva spinto a staccare la corrente all'amplificazione di un comizio della Lega a Soverato, in Calabria, ‘silenziando' di fatto, l'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini.

Ma oggi, per ‘il cretino che ha danneggiato l'impianto' (come l'aveva definito il leader della Lega all'epoca dei fatti) arriva l'archiviazione del procedimento per danneggiamento che era stato aperto d'ufficio dalla Procura. «Rifarei altre mille volte questo gesto, ma non perché lo ha detto anche un tribunale», ribadisce Noto a Fanpage.it. Il 2 ottobre a Catanzaro ci sarà un'altra udienza in Camera di consiglio per determinare il proseguimento o meno, di un altro procedimento aperto d'ufficio dove l'attivista è invece parte offesa.

Quella sera, infatti, Noto aveva denunciato di essere stato strattonato dai poliziotti riportando poi, escoriazioni e contusioni multiple al tronco e torace.«Avevo sporto denuncia a mezzo stampa del trattamento che un appartenente alle forze dell'ordine mi aveva riservato nell'immediatezza dei fatti».Una scena ancora indelebile nella sua mente. «Ricordo come fosse ieri, del suo giungere furioso, con gli occhi quasi fuori dalle orbite e quel farfugliare sconclusionato sul come "mi fossi permesso a fare quella cosa a Salvini" accompagnato da ginocchiate. Alle mie accese rimostranze, avevo ricevuto per tutta risposta un sollevamento di peso per poi, essere scaraventato con la schiena sul paraurti di un mezzo blindato. Risultato? Sette giorni di prognosi con referto al vicino ospedale».

Ma oggi per l'attivista si chiude un primo capitolo. «Le mie dichiarazioni a mezzo stampa erano state ritenute ‘prive di fondamento' dal Questore di Catanzaro. Adesso vedremo che succederà, ma ultima cosa la voglio dire a Salvini in perenne comizio elettorale: Caro Matteo, prima o poi le batterie si deterioreranno e allora, dove ti andrai a nascondere?».

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