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Cos’è il piano di razionamento del gas che sta preparando l’UE e quali sono le alternative

Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club: “Dobbiamo ‘prepararci all’impatto’, Putin potrebbe chiedere del tutto i rubinetti del gas. Giusto il piano di razionamento, serve maggiore sobrietà da parte dei cittadini. E soprattutto: urge spingere sulle energie rinnovabili”.
Intervista a Gianni Silvestrini
Direttore scientifico di Kyoto Club
A cura di Davide Falcioni
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A partire dal primo agosto 2022, e fino al 31 marzo del prossimo anno, i Paesi europei dovranno ridurre del 15% la domanda di gas: il target è "volontario", ma l'impegno diventerà vincolante nel caso in cui almeno tre Stati chiedano di attivare lo stato di allerta.

È questo il nocciolo della proposta della Commissione europea contenuta nel "Piano per salvare l’inverno", che punta a ridurre la richiesta di gas per fronteggiare un’eventuale chiusura dei flussi da parte della Russia. Ursula von der Leyen ha spiegato che "dobbiamo prepararci a una interruzione integrale del gas russo. È uno scenario probabile, che andrebbe ad avere un impatto su tutta l’Unione".

Per far fronte alla peggiore delle ipotesi è stato stilato un nuovo regolamento. Bruxelles raccomanda un taglio "volontario" del 15% del consumo di gas durante il periodo invernale e promuove gli "accordi bilaterali di solidarietà previsti dal regolamento sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas". Il passaggio fondamentale tuttavia è un altro: il nuovo regolamento darebbe a Bruxelles la possibilità di dichiarare, dopo consultazione con gli Stati membri, una "allerta dell’Unione" sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico, imponendo una riduzione della domanda di gas a tutti gli Stati.

Fanpage.it ne ha parlato con Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club, organizzazione non profit costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra.

Gianni Silvestrini
Gianni Silvestrini

La Commissione UE ha proposto un piano di razionamento del gas del 15%. Come dovrebbe funzionare? 

L'obiettivo è quello di coinvolgere soprattutto il mondo delle imprese e della generazione elettrica, mentre per il settore domestico al momento vi è solo una raccomandazione a maggiore sobrietà da parte dei cittadini. La Commissione Europea ha chiesto ai governi di presentare entro la fine di settembre dei piani d'emergenza, ovvero di spiegare come intende raggiungere gli obiettivi di riduzione dei consumi di gas.

Il razionamento del gas del 15% sarà sufficiente a farci scavallare l'inverno in sicurezza?

La situazione è diversa da Paese a Paese: chi è messo molto male è la Germania, che ha una fortissima dipendenza dal gas russo. Anche l'Italia soffrirà, sebbene abbia ridotto di molto gli approvvigionamenti da Mosca e sia di conseguenza meno esposta. La situazione è piuttosto diversificata quindi: ieri hanno riattivato Nord Stream 1, e questo potrebbe far ben sperare, ma la verità è che nei prossimi mesi potrebbe accadere di tutto. Ad esempio, potrebbe aggravarsi lo scenario in Ucraina e Putin potrebbe decidere di chiudere del tutto i rubinetti all'Europa. La mossa della Commissione UE va nella direzione giusta: quella di prepararsi all'impatto, che potrebbe essere molto duro soprattutto se sarà un inverno rigido.

Sulla proposta di Ursula von der Leyen stanno emergendo non pochi mal di pancia.

Sì, Spagna e Portogallo hanno annunciato che si opporranno al razionamento, dichiarando che per loro un taglio del 15% delle forniture sarà insostenibile. Io comunque penso che la Commissione UE abbia fatto bene a chiedere a tutti i Paesi di attivare dei piani d'emergenza. Prendiamo l'Italia: per mesi ci è stato detto che andrà tutto per il meglio, che non ci saranno problemi con le forniture, ma avrebbero dovuto essere molto più onesti e dire che non sarà così. La situazione è critica, è giusto che i cittadini lo sappiano e si comportino di conseguenza.

La Germania vive una situazione simile alla nostra. Cosa stanno facendo?

Il governo ha più volte evocato scenari difficili preparando l'opinione pubblica all'ipotesi peggiore e chiedendo ai cittadini di essere molto sobri nei consumi. Nel frattempo anche le città si stanno organizzando. Il Comune di Berlino, ad esempio, sta ultimando la costruzione di una sorta di enorme boiler, un "themos" di 45 metri che conterrà 56 milioni di litri d'acqua a 98 gradi di temperatura. Questo impianto di accumulo di calore, il più grande di tutta Europa, fornirà ai residenti nella capitale tedesca acqua calda ottenuta utilizzando l'elettricità in eccesso proveniente da centrali solari ed eoliche in tutta la Germania. Anche la Francia ha chiesto maggiore sobrietà, mentre da noi ancora non se ne parla. Fa bene la Commissione Europea a sollevare il problema e lanciare l'allarme.

L'enorme boiler che si sta ultimando a Berlino. Servirà a fornire acqua calda ai residenti.
L'enorme boiler che si sta ultimando a Berlino. Servirà a fornire acqua calda ai residenti.

Ci sono alternative al taglio del gas? 

Innanzitutto vanno ridotti i consumi di energia elettrica, ad esempio riducendo al massimo l'impiego dei condizionatori: una buona idea sarebbe quella di aumentare la temperatura degli edifici, portandola da 25 a 26-27 gradi. Naturalmente non basta, è necessario implementare la quota di rinnovabili, spingere sulla realizzazione di impianti fotovoltaici. Per fortuna qualcosa in tal senso si sta muovendo.

Cosa? E come siamo messi con la de-carbonizzazione?

In Italia la quota di fonti di energia rinnovabile sta aumentando nel 2022. Nel nostro Paese quest'anno sono stati installati 822 megawatt di impianti fotovoltaici: sembra poco, ma negli scorsi anni se ne installavano tra i 400 e gli 850 megawatt. La cosa interessante però è che ci sono 6 gigawatt di impianti autorizzati e pronti per essere realizzati. Insomma, per il 2022 in Italia assistiamo a una ripresa di fonti "green" dopo un blocco di 8 anni iniziato nel 2014. Da allora al 2021 siamo rimasti fermi al 38% di rinnovabili, ora finalmente quella percentuale sta tornando a crescere e credo che nel 2023 ci sarà un boom, per fortuna.

Crede che l’aggressione all’Ucraina accelererà la transizione energetica?

La risposta è duplice. Sul breve periodo sia l'Italia che la Germania hanno deciso di incrementare il ricorso alle fonti fossili, però a livello strategico il discorso cambia radicalmente. Prendiamo il caso dei nostri amici tedeschi: prima della guerra si erano dati l'obiettivo di raggiungere entro il 2030 l'80% di quota di energia proveniente da fonti rinnovabili, ma dopo l'aggressione russa all'Ucraina hanno portato la quota al 100% entro il 2035. Quindi sì: momentaneamente Berlino aumenterà l'impiego di centrali a carbone, ma sul medio-lungo periodo punterà con forza sulle rinnovabili. La guerra dal punto di vista strategico ha rappresentato una sterzata decisa verso la transizione ecologica per tutti i Paesi europei.

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