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Cosa sappiamo sulla strage dei braccianti a Scanzano che viaggiavano in 10 dentro un’auto da sette posti

Quattro braccianti indiani, tra i 20 e i 34 anni, sono morti in un incidente sulla Fondovalle dell’Agri, a Scanzano Jonico. Viaggiavano in dieci su un’auto da sette posti. Sei i feriti, uno grave. La Procura di Matera indaga sulle cause dello scontro con un camion.
A cura di Biagio Chiariello
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Prosegue l’inchiesta della Procura di Matera per ricostruire la dinamica del terribile incidente avvenuto lungo la strada statale 598 Fondovalle dell’Agri, nel territorio di Scanzano Jonico (Matera), nel pomeriggio di sabato 4 ottobre. Nello scontro tra una Renault Scenic e un camion Iveco Eurostar hanno perso la vita quattro giovani braccianti agricoli di origine indiana: Kumar Manoj, 34 anni, Singh Surjit, 33, Singh Harwinder, 31, e Singh Jaskaran, appena 20 anni.

In un primo momento si era parlato di vittime di nazionalità pakistana, ma le verifiche successive hanno chiarito che si trattava di cittadini indiani, impiegati come stagionali nelle campagne della zona, una delle aree lucane a più alta vocazione agricola per la produzione ortofrutticola. I quattro viaggiavano a bordo di una Renault Scenic insieme ad altri sei connazionali: in tutto dieci persone stipate in un’auto omologata per sette posti. Il mezzo, per cause ancora da accertare, si è scontrato frontalmente con il camion che procedeva in senso opposto. L’autista del mezzo pesante è rimasto illeso.

Cinque dei feriti sono stati soccorsi dal 118 Basilicata Soccorso e trasferiti all’ospedale di Policoro, mentre il sesto, in condizioni critiche, è stato ricoverato al San Carlo di Potenza, dove i medici mantengono la prognosi riservata. Le loro condizioni restano gravi e non si esclude un aggravamento del bilancio nelle prossime ore.

Le indagini della Procura di Matera e il dramma del lavoro invisibile

La Procura locale, guidata dal procuratore Alessio Ciccoli, ha aperto un fascicolo d’inchiesta e disposto rilievi tecnici, perizie sui veicoli coinvolti e l’ascolto di eventuali testimoni. Gli inquirenti stanno cercando di capire se l’incidente sia stato provocato da una manovra azzardata, da un guasto o, come spesso accade in simili tragedie, dalla stanchezza dopo una lunga giornata di lavoro nei campi.

Le vittime, tutte giovanissime, saranno inserite nelle statistiche dell’Inail come morti per “incidente in itinere”, categoria che comprende gli infortuni occorsi durante il tragitto tra il luogo di lavoro e l’abitazione. Ma dietro la freddezza delle cifre si nasconde un dramma più profondo: quello della sicurezza e della dignità dei lavoratori agricoli, spesso costretti a viaggiare in condizioni precarie, stipati in auto o furgoni sovraccarichi pur di raggiungere i campi.

Viaggiavano in dieci su un’auto da sette posti: un’imprudenza che probabilmente ha aggravato le conseguenze dello schianto, ma che racconta anche la mancanza di alternative per molti braccianti, costretti a spostarsi quotidianamente senza un sistema di trasporto pubblico adeguato.

Il cordoglio e le reazioni di tutta la Basilicata

La tragedia ha suscitato dolore e indignazione in tutta la Basilicata. Il presidente della Regione, Vito Bardi, ha espresso il cordoglio a nome della comunità lucana, dichiarando che “la regione si stringe intorno alle vittime e ai loro cari”. Ma accanto alla commozione si levano voci che chiedono azioni concrete, affinché simili drammi non restino confinati alla cronaca.

La Cisl e la Fai Cisl Basilicata hanno denunciato la necessità di un intervento urgente contro le “stragi del lavoro povero e invisibile”. “Davanti a una tragedia di tale portata – hanno dichiarato i segretari regionali Vincenzo Cavallo e Raffaele Apetino – non possiamo limitarci al cordoglio. Serve rilanciare con urgenza l’impegno per affrontare il tema degli infortuni in itinere, troppo spesso dimenticati ma sempre più frequenti tra i lavoratori agricoli e stagionali”.

Il sindacato ha chiesto l’apertura di un tavolo istituzionale per discutere soluzioni concrete, a partire dal potenziamento del trasporto pubblico locale. “È necessario investire in mezzi sicuri e dignitosi per le migliaia di braccianti che ogni giorno si spostano per lavorare nei campi – hanno aggiunto –. Non è accettabile che uomini e donne che contribuiscono in modo fondamentale all’economia agricola debbano rischiare la vita semplicemente per raggiungere il luogo di lavoro”.

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