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Coronavirus, un poliziotto in quarantena: “Orgoglioso di aver prestato servizio nella zona rossa”

Angelo Mollica, assistente capo della polizia di Stato, è uno dei poliziotti che hanno prestato servizio nella ex zona rossa del Lodigiano, isolata per contenere l’epidemia da Coronavirus: “È stata un’esperienza umana e professionale bellissima, hanno dato una lezione a tutta Italia”. Adesso il poliziotto è tornato a casa nella sua Napoli, ma è in quarantena e non può vedere moglie e figlia: “Mi chiede perché non possiamo vederci e abbracciarci, è difficile”.
A cura di Francesco Loiacono
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Tra coloro che stanno affrontando in prima linea l'emergenza Coronavirus ci sono sicuramente i medici e gli infermieri, che non saranno probabilmente mai abbastanza celebrati per quanto stanno facendo in ospedali spesso al limite della capacità. Ma ci sono anche le forze dell'ordine impegnate a far rispettare le misure emanate dal governo per contenere l'epidemia e svolgere i loro compiti quotidiani, seppur in una situazione di emergenza, per garantire la sicurezza a tutti i cittadini. Uno dei compiti sicuramente più difficili in queste settimane di emergenza Coronavirus è stato quello svolto da chi ha dovuto pattugliare l'ormai ex zona rossa del Lodigiano, un'area composta da dieci comuni e circa 50mila abitanti che è stata completamente isolata per cercare di "spegnere", il focolaio dei contagi (con risultati che adesso tutti reputano apprezzabili e una significativa diminuzione della velocità dei contagi).

Angelo Mollica, assistente capo della polizia di Stato, è uno dei poliziotti che hanno prestato servizio proprio nel Lodigiano. Adesso l'assistente capo è tornato nella sua Napoli, ma si trova in quarantena, lontano dalla famiglia e soprattutto dalla figlia di 9 anni: "È abbastanza difficile, soprattutto per lei – ha spiegato Angelo in un video messaggio dalla quarantena che è stato diffuso dalla Polizia di Stato -. Mi chiede: ‘perché non possiamo abbracciarci, perché non possiamo vederci'. Adesso però le ho detto che è il momento di usare tutte le precauzioni e combattere il virus con l'unica arma che abbiamo: stare a casa, non farsi trovare, che non equivale a nascondersi".

Si vivevano i disagi di una guerra pur essendo in tempo di pace

Angelo racconta così l'esperienza vissuta a Lodi: "Il clima che si respirava era di totale solidarietà, si vivevano i disagi di una guerra pur essendo in tempo di pace". La missione che si è trovato a svolgere era diversa da quelle svolte in precedenza: "Si doveva far capire alle persone che impostazioni e restrizioni date dalle autorità erano unico modo per arginare il virus. In questo però la cittadinanza ci ha agevolato, la stragrande maggioranza ha rispettato alla lettera le impostazioni date". Angelo aveva sottolineato il grande esempio dato dai lodigiani isolati nella zona rossa anche in un post sul gruppo Facebook "Sei di Codogno se…": "Lavorare lì da voi mi ha dato modo di scoprire quanta dignità e quanta educazione hanno i vostri cittadini, avete vissuto molti disagi e non ho mai sentito uno di voi lamentarsi, dovevate aspettare anche un pacchetto di sigarette ma non vi siete dimenticati di portarci un caffè caldo, avreste avuto mille motivi per perdere la calma e invece siete stati sempre gentili cortesi e cordiali", aveva scritto il poliziotto in un messaggio molto condiviso e apprezzato.

Esperienza umana e professionale bellissima

"È stata un'esperienza umana e professionale bellissima, che mi ha arricchito tantissimo", ha ribadito in video, dicendosi orgoglioso della sua scelta ma anche dei cittadini che ha assistito: "Siete un popolo da invidiare, una cittadinanza dalla quale prendere esempio – aveva scritto Angelo -. Vi ringrazio per la lezione che avete dato a tutta l'Italia su come si ci debba comportare". E la lezione da seguire è sempre la stessa: "Restare a casa: è l'unico modo che abbiamo per vincere questa guerra".

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