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Covid 19

Parlano i positivi al Coronavirus: “Ho contagiato moglie e figlio, temiamo la reazione della gente”

Non vogliono mostrarsi, stanno bene, ma non vogliono metterci la faccia: “Abbiamo paura del giudizio delle persone”. Sono le voci di uomini e donne risultati positivi al Coronavirus in provincia di Cremona che hanno un solo desiderio: tornare al più presto alla normalità, senza strascichi.
A cura di Giorgio Scura
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«Sono un contagiato: una definizione forte in questi tempi». A parlare è il signor Luigi, un professionista residente in provincia di Cremona risultato positivo, ormai da oltre una settimana, al Coronavirus “COVID19″. «È partito tutto con un banale raffreddore, un lieve cerchio alla testa e solo io in famiglia ho avuto qualche linea di febbre». Il signor Luigi e la sua famiglia sono stati tra i primi casi di pazienti positivi al Coronavirus in questa zona. «Per lavoro sono spesso a Lodi – racconta il professionista – : si ipotizza che io abbia contratto lì l’infezione e poi l’ho trasmessa a mia moglie e a mio figlio». In occasione del ponte scolastico del carnevale, la famiglia di Luigi aveva deciso di fare qualche giorno di vacanza. «Sentendo della diffusione di casi di Coronavirus in provincia di Cremona, per scrupolo, quando abbiamo iniziato ad avere qualche piccolo sintomo abbiamo chiamato il 112». Il tampone effettuato dal personale medico ha confermato i loro timori. Dopo un paio di giorni in osservazione in ospedale, la famiglia ha potuto far ritorno a casa propria con l’obbligo di isolamento domiciliare per 14 giorni. «Stiamo bene – continua Luigi – : non siamo mai stati male. Solo qualche acciacco: se non avessimo sentito dai Tg che i contagi da Coronavirus erano arrivati a due passi da casa nostra, avremmo ipotizzato un principio di influenza. Non è stato necessario somministrarci alcun farmaco particolare».

Anche Andrea è tra i “contagiati" della provincia di Cremona. «Sto bene – ci tiene subito a precisare -: sono a casa mia, mi sto curando con i classici farmaci da influenza. Non ingigantiamo le cose. Non voglio sminuire il problema perché, purtroppo, ci sono persone decedute a causa di complicanze legate a questa infezione, ma io e la stragrande maggioranza dei pazienti positivi al Coronavirus siamo in buone condizioni. Mi sento di dire a chi ora vive con il timore del contagio di adottare tutte le accortezze del caso, ma di non farsi prendere dal panico».

Storie simili a quelle di Carla, Azelio, Paolo, Luca, Davide: tutti accomunati non solo dalla positività a un tampone, ma anche dalla paura del giudizio. «Mi preoccupa come possa reagire la gente del paese sapendo che io e la mia famiglia siamo in quarantena perché infetti da Coronavirus – spiega Paolo -: quando l’isolamento sarà finito ci continueranno a guardare con sospetto». Frasi ricorrenti tra i postivi al coronavirus. Perché per chi vive in prima persona il contagio, la paura non è di certo quella della malattia, ma è il timore che la paura di chi non è stato contagiato possa trasformarsi in pregiudizio. «Sappiamo che in città tutti sanno che noi siamo risultati positivi al tampone – continua Davide – : ma un conto è che lo sappiano per passaparola, un conto è che lo sappiano da un mio messaggio. Non chiedetemi di metterci la faccia: so già che quando l'isolamento sarà finito, per me sarà davvero dura recuperare la fiducia dei miei clienti e dei miei vicini».

C’è poi Carla che riversa i suoi timori nei confronti del ritorno alla normalità del proprio figlio. «Sono seriamente preoccupata per il mio bambino – spiega -. Tra 8 giorni finirà la nostra quarantena: chissà quante mamme non vorranno più far giocare i loro figli con il mio». Mentre la scienza sta mettendo a punto un vaccino, è necessario imparare ad addomesticare le nostre paure e tornare il prima possibile alla normalità.

Articolo a cura di Valeria Deste

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