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Covid 19

In Lombardia troppi ricoverati per Coronavirus in terapia intensiva, verranno trasferiti in altre regioni

L’assessore regionale al welfare Giulio Gallera ha esplicitamente parlato di un quadro complesso in Lombardia e del rischio di collasso del sistema sanitario per ora fronteggiato solo dall’abnegazione di medici e infermieri. In regione i positivi al coronavirus sono 3.420, 359 dei quali ricoverati in terapia intensiva (+50 rispetto a ieri) su un totale di 400 posti disponibili.
A cura di Davide Falcioni
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Gli ospedali lombardi sono ora al limite. A dirlo, nel corso della quotidiana conferenza stampa per fare il punto della situazione dei contagiati dal coronavirus – che in Lombardia sono 3.420 – il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli: “In Lombardia registriamo una situazione di sofferenza negli ospedali. Per questo ci aspettiamo di mobilitare pazienti in terapia intensiva verso strutture sanitarie delle altre regioni italiane meno congestionate”. A confermare le enormi criticità che la sanità lombarda sta fronteggiando anche l’assessore regionale al welfare Giulio Gallera, che ha esplicitamente parlato di un quadro complesso e del rischio di collasso, per ora fronteggiato solo dall’abnegazione di medici e infermieri. In Lombardia i positivi al coronavirus sono 3.420, 359 dei quali ricoverati in terapia intensiva (+50 rispetto a ieri) su un totale di 400 posti disponibili. I pazienti non in terapia intensiva sono 1.661 e 722 sono invece in isolamento domiciliare. Le persone dimesse, quindi guarite, sono 524 (+75 rispetto a ieri) mentre i decessi 154. I tamponi effettuati 15.778

“La giornata di oggi – ha spiegato Gallera – è stata caratterizzata da una serie di incontri. Dopo un briefing con l’Unità di crisi e i nostri esperti, nel primo pomeriggio, insieme al presidente Attilio Fontana, ci siamo confrontati con i sindaci delle Città capoluogo. Con loro abbiamo condiviso una linea di azione comune per fronteggiare nel migliore dei modi, anche a livello sanitario, l’emergenza Coronavirus”.

“Da parte di tutti – ha continuato l’assessore – si è riscontrata la massima disponibilità per cercare di fare rete e mettere a sistema tutte le risorse a nostra disposizione. Abbiamo anche ricevuto un documento dal Coordinamento dei medici di terapia intensiva della Lombardia nel quale ci viene chiesto di evidenziare al Governo la situazione ‘complicata’ che devono fronteggiare in queste ore”.

Coronavirus in Lombardia: i malati provincia per provincia

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I casi per provincia con l'aggiornamento rispetto agli ultimi due giorni

Bergamo          761/623/537

Brescia           413/182/155

Como          23/11/11

Cremona          562/452/406

Lecco   35/11/8

Lodi          811/739/658

Monza Brianza         61/20/19

Milano          361 (di cui 158 a Milano città, ieri erano 119 /267/197

Mantova        46/32/26

Pavia          221/180/151

Sondrio          6/4/4

Varese          27/23/17

93 in corso di verifica

I medici lombardi: “Rischio disastrosa calamità sanitaria”

Nella giornata di oggi il Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia ha lanciato un appello inviando una lettera al governatore Attilio Fontana. Secondo i medici quello che si sta affrontando è “un evento grave che mette in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di Covid, ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al Sistema Sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura. Le strutture sanitarie sono sottoposte ad una pressione superiore ad ogni possibilità di adeguata risposta. Nonostante l'enorme impegno di tutto il personale sanitario e il dispiegamento di tutti gli strumenti disponibili una corretta gestione del fenomeno è ormai impossibile". La lettera prosegue poi con tutte le attività ridotte al minimo per far fronte all'emergenza Coronavirus: "Le attività ambulatoriali, la Chirurgia non urgente, i ricoveri nelle medicine, si sono ridotte a livelli prossimi allo zero". "L'intera rete delle terapie intensive è stata ristrutturata, creando strutture dedicate nelle quali, completamente bardati per difendersi dall'infezione, si lavora con grande fatica per assistere malati gravi e gravissimi, la cui vita dipende da apparecchiature tecnologicamente complesse disponibili purtroppo in numero limitato. Anche per questo motivo è assolutamente necessaria l'immediata adozione di drastiche misure finalizzate a ridurre i contatti sociali e utili al contenimento dell'epidemia". Infine, un avviso: "In assenza di tempestive ed adeguate disposizioni da parte delle Autorità saremo costretti ad affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità sanitaria".

Regione Lombardia: “Se ti vuoi bene rimani a casa”

Proprio per limitare i contagi questa mattina la Regione Lombardia ha lanciato una campagna informativa per invitare i cittadini a non frequentare luoghi affollati: “Se ti vuoi bene rimani a casa. Metti il virus alla porta". La campagna è stata lanciata in un momento cruciale per la lotta al virus: il fine settimana, un momento in cui molti potrebbero essere tentati a uscire di uscire di casa e infrangere quelle richieste di buonsenso e precauzione che sono state avanzate nei giorni scorsi  per tentare di aiutare quanti, medici e infermieri in primis, stanno lottando in prima linea per cercare di fronteggiare l'emergenza.

"Dobbiamo fare in fretta perché il virus si sta diffondendo comunque velocemente. Fondamentale ridurre la propria vita sociale, lavarsi le mani, rispettare le buone prassi", ha dichiarato ieri l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera nella conferenza stampa in cui ha diffuso gli ultimi dati sul contagio in Lombardia: "Il messaggio è che se non adottiamo atteggiamenti radicali rischiamo che non ci sia un picco con un inizio e una discesa, ma che ci sia solo una crescita", ha poi sottolineato l’assessore. E il pericolo concreto, come dimostrato proprio dalle parole di Borrelli, potrebbe essere il collasso del sistema sanitario lombardo, che si troverebbe nella situazione di non poter assicurare un posto di terapia intensiva a tutte le persone che ne avrebbero bisogno.

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