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Condannati per chemio negata alla figlia Eleonora Bottaro: “Genitori custodi della vita dei figli”

“L’ordinamento non pone il diritto di vita o di morte dei figli nelle mani dei genitori, al contrario i genitori sono custodi della vita dei figli, che hanno l’obbligo di proteggere”: è quanto scrivono i giudici di Padova nelle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti dei genitori di Eleonora Bottaro, morta a 17 anni senza ricorrere alla chemioterapia.
A cura di Susanna Picone
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“L'ordinamento non pone il diritto di vita o di morte dei figli nelle mani dei genitori, al contrario i genitori sono custodi della vita dei figli, che hanno l'obbligo di proteggere”. È uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti dei genitori di Eleonora Bottaro, la giovane morta a diciassette anni nel 2016 a causa di una leucemia senza ricorrere alla chemioterapia. La diciassettenne, che si ammalò tra il 2015 e il 2016, era stata “curata” seguendo il cosiddetto metodo Hamer, trattando la malattia solo con vitamine e cortisone. Lo scorso giugno la mamma e il papà di Eleonora, Lino Bottaro e Rita Benini, sono stati condannati a due anni ciascuno. Nella motivazione della sentenza i giudici del tribunale di Padova sottolineano che i due genitori avrebbero dovuto "il preciso dovere di attivarsi per garantire alla figlia il diritto primario, quello di vivere" e invece "hanno fatto tutto quanto era in loro potere per sottrarre Eleonora alle cure” che la potevano guarire.

Le motivazioni della sentenza di condanna dei genitori di Eleonora – Secondo i giudici di Padova, la salute di un figlio non può essere lasciata al mero arbitrio del genitore che senza alcun vincolo possa adottare qualunque scelta a suo piacimento, “come se il figlio fosse una sua mera estensione”. La giovane sarebbe stata plagiata dai genitori, che le avrebbero precluso l'unica terapia in grado di salvarle la vita. "Sottrarre la figlia all'unica cura che la scienza medica conosce e che, fortunatamente, è anche una cura con elevata possibilità di successo, non è una scelta che risponda a prudenza e perizia", si legge ancora nelle motivazioni della sentenza. “Credo nella giustizia divina, non ho sbagliato nulla, rifarei tutto quello che ho fatto, solo Dio sa quanto ha sofferto mia figlia", aveva però detto la mamma Rita Bottaro subito dopo la sentenza di condanna dello scorso giugno.

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