Com’è possibile che dopo 18 anni sia stato riaperto il caso di Garlasco: cos’è successo nelle indagini sull’omicidio

Chiara Poggi venne trovata morta nella villetta dove abitava con la sua famiglia a Garlasco la mattina del 13 agosto 2007. A scoprire il cadavere della 26enne e a lanciare l'allarme fu il fidanzato della ragazza, Alberto Stasi, incensurato, all'epoca studente di economia all'Università Bocconi di Milano.
Il corpo della giovane venne ritrovato riverso sulle scale che conducevano alla cantina della villetta, adagiato sul nono gradino in una pozza di sangue.
La lunga vicenda giudiziaria sembrava essersi conclusa il 12 dicembre 2015 con la sentenza della Corte di Cassazione che, nonostante le precedenti assoluzioni, aveva riconosciuto definitivamente come unico colpevole del delitto proprio il fidanzato della vittima, condannato a 16 anni di carcere.
Dopo 18 anni però l'attenzione sul caso è tornata altissima. Nel marzo scorso la Procura di Pavia ha deciso di riaprire le indagini e al centro della nuova inchiesta c'è Andrea Sempio, amico di Marco Poggi (fratello della vittima). Sempio, all'epoca 19enne, è accusato oggi di omicidio in concorso.
Perché Andrea Sempio è indagato per il delitto di Garlasco
Il 37enne era già stato indagato tra il 2016 e il 2017 per via della presenza di un Dna che, all'epoca come oggi, è ritenuto suo dagli inquirenti sulle unghie di Chiara Poggi. Al tempo però le indagini nei suoi confronti furono archiviate, perché la quantità di materiale trovata non era stata ritenuta sufficiente per fare una comparazione attendibile.
A cambiare le carte in tavola oggi sarebbe soprattutto l'avanzamento tecnologico che ha permesso di svolgere nuove e più approfondite analisi su elementi già raccolti all'epoca dei fatti, come accaduto con il Dna di Sempio.
I campioni raccolti nel 2007, infatti, sono stati analizzati con metodologie e strumenti più avanzati sia da parte della difesa di Stasi sia da parte dei pubblici ministeri e sono stati ritenuti riconducibili al 37enne. Su quel profilo ci saranno nuovi esami nell'ambito dell'incidente probatorio disposto dal giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli.
Tra gli elementi repertati già all'epoca del delitto c'è anche un'impronta, di cui si è tornati a parlare proprio il 20 maggio, giorno dell'interrogatorio di Sempio, Alberto Stasi e Marco Poggi. I tre sono stati convocati a Pavia (i primi due) e a Venezia (il terzo) per essere ascoltati dagli inquirenti. Anche se Sempio ha deciso di non presentarsi.
L'impronta rilevata nella villetta dov'è morta Chiara Poggi
Si tratta dell'impronta di una mano destra individuata dai tecnici del RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche) di Parma come “traccia di interesse dattiloscopico classificata 33”. È stata rinvenuta sul muro delle scale che portano alla cantina, dove venne trovato il corpo della 26enne ma all'epoca venne ritenuta "non utile".
A firmare la nuova consulenza sull'impronta sono stati il tenente colonnello Gianpaolo Iuliano, comandante della ‘sezione impronte' del Ris di Roma, e il dattiloscopista forense Nicola Caprioli, i due esperti che, secondo la Procura di Pavia, potrebbero avere impresso una svolta nell'inchiesta.
Proprio attraverso "nuove potenzialità tecniche", come ha scritto in una nota il procuratore Fabio Napoleone, è stato possibile ricondurre l'impronta palmare classificata dai Ris con il numero 33 ad Andrea Sempio. Venne fotografata il 29 agosto 2007, con strumenti meno ‘precisi' di quelli attuali.
Inoltre, all'epoca non si riuscì ad asportarla e si utilizzò un reagente, la ninidrina, per esaminarla. È ciò che le ha conferito un particolare colore rosato. Il punto di partenza nella nuova inchiesta è stato quindi il prelievo delle impronte digitali di Sempio e poi si è lavorato sulle fotografie delle impronte dell'amico di Marco Poggi.
Sono stati quindi utilizzati inchiostro e uno scanner ottico per confermare la riproducibilità delle 15 minuzie riscontrate. Alla fine delle operazioni, portate avanti anche attraverso nuove tecniche hardware e software, la conclusione è che ci sarebbero 15 punti di corrispondenza tra l'impronta di Sempio e quella trovata sul muro.
La consulenza ora è stata depositata in Procura "per una maggiore celerità ed efficienza delle indagini e al fine di sviluppare un eventuale contraddittorio con la difesa di Andrea Sempio, anche per eventuali deduzioni al riguardo" e gli inquirenti hanno fatto sapere che si stanno svolgendo "ulteriori investigazioni" sull'impronta.
Il presunto supertestimone e le gemelle Cappa, cugine di Chiara Poggi
Oltre a questi elementi di tipo scientifico, a destare curiosità sono anche i racconti di presunti testimoni che, con il riaprirsi delle indagini, hanno dichiarato di avere informazioni sul caso. Come la persona che avrebbe indirizzato gli inquirenti verso un canale di irrigazione a Tormello.
Secondo indiscrezioni emerse nelle scorse settimane, il testimone avrebbe parlato dell'arma del delitto, prelevata da casa Poggi, che sarebbe stata gettata proprio in questo canale.
Durante la puntata del 20 maggio del programma ‘Le Iene‘, la trasmissione ha mandato in onda l'intervista fatto a un presunto supertestimone, che ha raccontato di aver raccolto, già all'epoca del delitto, la confidenza di un conoscente che avrebbe collocato le cugine di Chiara Poggi, le gemelle Stefania e Paola Cappa, nelle vicinanze del canale.
Questo si troverebbe infatti vicino all'abitazione della nonna delle due donne. La persona incontrata dal supertestimone avrebbe ricordato di aver visto una delle due sorelle, "molto agitata", entrare nella casa "con un borsone" e di aver sentito il rumore di un "oggetto pesante gettato nel canale".
Le gemelle Cappa non sono al momento direttamente coinvolte nell'indagine ma la Procura di Pavia ha disposto che vengano acquisiti anche i loro Dna che saranno sottoposti al prossimo incidente probatorio sul caso Garlasco. I periti nominati dagli inquirenti inizieranno a svolgere i nuovi accertamenti sui reperti raccolti sulla scena del crimine dal 17 giugno.
Le mancanze nelle indagini sul delitto di Garlasco
Bisogna ricordare che durante le indagini sul caso vennero fatti molti errori. Alcuni reperti furono raccolti senza guanti e più di 20 persone entrarono nella casa dove avvenne il delitto senza calzari protettivi. Anche il gatto della famiglia Poggi fu lasciato libero di girare per la scena del crimine.
In più, il corpo della vittima non venne pesato. Il peso è un elemento che, insieme a temperatura del cadavere e temperatura esterna, contribuisce a determinare l'orario del decesso. Un dato su cui ancora oggi ci sono tantissimi dubbi. Chi indagava fu anche costretto a riesumare la salma poco dopo perché ci si dimenticò di prendere le impronte digitali alla vittima.
Nonostante queste e altre numerose mancanze, non è chiaro oggi determinare quanto questi errori potranno pesare sui futuri sviluppi dell'inchiesta e quanto invece i progressi scientifici avvenuti negli anni possano davvero fare la differenza.