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Cimitero Tropea, avvocato aveva denunciato al sindaco la sparizione di una salma nel 2019

Dagli atti dell’inchiesta è emerso che un avvocato di Tropea, che nel 2019 non ha più ritrovato i resti del nonno, ha denunciato agli inquirenti di essersi recato in due occasioni dal sindaco, Giovanni Macrì (che non è indagato), segnalando direttamente al primo cittadino l’accaduto. Quest’ultimo però ha sempre detto di non aver saputo niente di quei fatti.
A cura di Davide Falcioni
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Ancora sviluppi nell'inchiesta che ha portato in carcere tre persone per lo scandalo della distruzione e soppressione di cadaveri con conseguente violazione dei sepolcri all'interno del cimitero di Tropea, in Calabria. Dagli atti delle indagini condotte dalla Procura di Vibo Valentia e della Guardia di Finanza, richiamati dal gip nella misura cautelare, si evince infatti che un avvocato di Tropea, che non ha più ritrovato i resti del nonno, ha denunciato agli inquirenti di essersi recato in due occasioni dal sindaco di Tropea, Giovanni Macrì (che non è indagato), segnalando direttamente al primo cittadino l'accaduto e chiedendo gli venisse assegnata un'edicola funeraria per tumulare i resti del nonno qualora fossero stati ritrovati. Il sindaco – stando alla denuncia dell'avvocato alla Finanza – nel novembre 2019 avrebbe risposto al legale che si sarebbe impegnato, mentre nel settembre-ottobre scorso avrebbe riferito di non aver potuto fare niente. Il primo cittadino, sinora, ha sempre sostenuto di non aver mai sospettato quanto avveniva nel locale cimitero e di non aver mai saputo nulla. Gli inquirenti sono quindi impegnati a capire perché le segnalazioni dell'avvocato siano rimaste inascoltate e quanto il primo cittadino avrebbe saputo della vicenda.

I fatti sono ormai noti. A Tropea vi sarebbe stata una presunta compravendita di loculi cimiteriali ad opera di tre addetti, tra cui il custode comunale, che per liberare spazio e rivenderlo avrebbero distrutto bare e fatto sparire anche i resti dei defunti, in alcuni casi bruciandoli. Il sindaco Macrì, in un'intervista rilasciata a Fanpage.it, ha ribadito di non aver mai saputo niente di ciò che accadeva nel cimitero, versione che tuttavia collide con le dichiarazioni dell'avvocato. Il primo cittadino si difende: "Tropea è una città cattiva, una bella città, una bella comunità, ma anche cattiva. L'ultima cosa che mi addebitano come attività illecita è che mi sarei adoperato in modo postumo per far vincere un concorso a un consigliere, che in realtà aveva già vinto da tempo. Alcune pessime persone della mia comunità, sottolineo alcune, sono capaci di tutto. Al chiacchiericcio bisogna prestare attenzione, ma bisogna sempre tenere conto di chi è che parla, se no si rischia di fare più danni che utile. Io posso dire questo, non ho avuto campanelli d'allarme tali perché mi dessi una scossa. Evidentemente o li ho ignorati o non sono stato capace di avvertirne la forza. Ma ripeto, non voglio esonerarmi dalle responsabilità, avverto un senso di colpa enorme per quello che è successo".

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