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Chi è Cecilia Marogna, la donna chiave nel caso del cardinale Becciu

Chi è Cecilia Marogna, la manager cagliaritana soprannominata “Dama bianca” e “Lady Vaticano”, condannata a tre anni e mezzo di reclusione nell’ambito del processo al cardinale Angelo Becciu “Io la sua mantenuta? E pure se fosse, è reato essere mantenuti?”.
A cura di Ida Artiaco
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In quello che è stato definito il "processo del secolo" a carico del cardinale Angelo Becciu compare anche la figura di una donna. Si tratta di Cecilia Marogna, manager 40enne di origine cagliaritana, soprannominata la "Dama bianca" o "Lady Vaticano". Se Becciu è stato condannato dal tribunale vaticano a 5 anni e mezzo di reclusione nello scandalo del palazzo di Sloane Avenue a Londra, anche Marogna è stata arrestata nel 2020, poi processata e infine condannata a tre anni e mezzo di reclusione.

La manager sarda, che da sempre professa la sua innocenza, è finita sotto accusa per un bonifico di 575mila euro che doveva servire a liberare una suora rapita in Mali. Ma ne avrebbe spesi 436mila per acquistare borse di Prada e Louis Vitton, una poltrona Frau e cosmetici Chanel, oltre che in vacanze a Ibiza, Bormio e alle Terme di San Pellegrino. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire chi è Cecilia Marogna.

Chi è Cecilia Marogna

Marogna, cagliaritana d'origine, poco più che quarantenne, si dipinge come "una analista", una "esperta di intelligence stimata dai vertici dei Servizi italiani e di relazioni con il Medioriente". In una intervista di qualche hanno fa rilasciata al Corriere della Sera, ha raccontato di essersi dedicata negli anni a "studi di geopolitica, perfezionati in Libano. Mi definirei una studiosa di temi internazionali". Nel tempo ha collaborato anche con la Camera di commercio italo-araba di Roma, riuscendo a stabilire "rapporti di estrema stima con figure istituzionali dell’Egitto, della Siria, della Giordania e di altri Paesi mediorientali".

Quando avvenne l'incontro con Becciu

L'incontro con quello che sarebbe diventato il futuro cardinale Becciu è avvenuto nel 2016, quando, come ha raccontato lei stessa, è riuscita ad agganciare con una semplice mail il numero due della segreteria di Stato, Becciu per l'appunto, che aveva accesso ai fondi vaticani e che era un diplomatico di lungo corso essendo stato nunzio in molti Paesi. "Doveva essere un colloquio di dieci minuti, mi ha tenuta un’ora e mezzo", ha detto.

Dalle parole di Marogna emerge che il Vaticano aveva bisogno di "una diplomazia parallela nei Paesi nordafricani e mediorientali" anche per "ridurre i pericoli derivanti alle Nunziature e alle missioni dalle cellule terroristiche presenti in quei Paesi. Ma io sapevo cosa fare e come muovermi".

I 500mila euro del cardinale e l'arresto

Negli anni successivi proprio Becciu avrebbe fatto bonifici per un totale di oltre 500mila euro destinati alla donna, giustificati dietro l’etichetta "operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa", ma una parte consistente di quel denaro risulta essere stata spesa in borsette, vestiti, profumi, una poltrona in pelle Frau, accreditati sul conto di una società slovena, di cui lei risulta titolare, la Logsic d.o.o.

Nel 2020 Marogna è stata arrestata con l'accusa di peculato per distrazione di beni. Dopo aver lanciato anche un mandato di cattura internazionale, è stata bloccata all'aeroporto di Milano Malpensa. Poi, sabato scorso è arrivata per entrambi la condanna.

La difesa di Marogna dopo la condanna: "Io mantenuta? Non sarebbe reato"

Marogna in una intervista a Repubblica ha ribadito la sua innocenza, e rispondendo all'accusa di essere la "mantenuta del cardinale", ha risposto: "E pure se fosse, è reato essere mantenuti?". Sugli acquisti ha detto che "magari erano beni destinati a terzi per relazioni importanti. Si è voluto sguazzare nel torbido" e che al pm sarebbe piaciuto "spendere tali incontri come sentimentali" per "una versione new style di Uccelli di Rovo", contestando una "sentenza già scritta".

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