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Caso Siri, i dialoghi tra Arata e il figlio captati da una cimice: “Pronti all’interrogatorio”

Una “cimice” piazzata nella loro auto avrebbe permesso di registrare i dialoghi tra Paolo Arata, coinvolto nell’inchiesta per corruzione insieme al sottosegratario ai Trasporti Armando Siri, e il figlio sugli affari legati all’eolico e sugli interventi da effettuare per ottenere agevolazioni e incentivi per le aziende che condivideva con il socio palermitano Vito Nicastri. In programma la prossima settimana il suo interrogatorio davanti ai giudici romani.
A cura di Ida Artiaco
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Ci sarebbe stata una cimice piazzata nella 500 X di sua proprietà a registrare i dialoghi tra Paolo Arata, imprenditore ed ex deputato di Forza Italia, il cui nome rientra nell'inchiesta che vede al centro il sottosegratario ai Trasporti Armando Siri indagato per corruzione, e il figlio, sugli affari legati all’eolico e sugli interventi da effettuare per ottenere agevolazioni e incentivi per le aziende che condivideva con il socio palermitano Vito Nicastri, vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro. Lo riporta Il Corriere della Sera, aggiungendo che dopo aver ascoltato il contenuto della conversazione tra i due, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno delegato gli investigatori della Dia a ricostruire i passaggi di tutti i provvedimenti di legge seguiti da Siri, alcuni dei quali realizzati per assecondare le richieste dell'imprenditore. L'informativa della Dia di Trapani è datata 29 marzo, ed è stata depositata ieri dai magistrati della Procura di Roma al tribunale del Riesame dopo l'istanza presentata da Arata, indagato per corruzione così come l'esponente di governo della Lega.

Secondo l'accusa, il sottosegretario della Lega avrebbe ricevuto "indebitamente la promessa e/o la dazione di 30mila euro da Paolo Arata”, per inserire un emendamento che avrebbe aperto la maglia dei finanziamenti sull'eolico alle società di Arata e Nicastri, il "re" dell'eolico ritenuto vicino all'entourage del latitante Messina Denaro. Il politico, cioè, si sarebbe "messo a disposizione" in cambio di questa somma di denaro. Da qui la richiesta dei giudici di sequestrare pc e telefonini di Arata per il prosieguo dell'inchiesta. La prossima settimana proprio quest'ultimo si presenterà davanti ai magistrati romani per l'interrogatorio. I suoi legali sono fiduciosi. "Possiamo spiegare e chiarire tutto", ha detto l'avvocato Gaetano Scalise. Nel decreto di sequestro di telefonini e computer viene anche specificato che l'imprenditore è stato "sponsor per la nomina di Siri a sottosegretario". Ma bisognerà chiarire tutti i passaggi del caso, da incrociare anche con le dichiarazioni di Siri, che pure sarà ascoltato. Il leghista ha sempre negato di aver preso soldi o altro da Arata, ha smentito di essersi messo a disposizione e il suo avvocato Fabio Pinelli spiega che "già nelle prossime ore saremo in grado di presentarci in procura e dimostrare che quegli interventi rientravano nella normale attività politica".

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