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Caso Ruby, Csm: Bruti non motivò l’assegnazione del fascicolo a Boccassini

Il Csm bacchetta il Procuratore capo di Milano dopo lo scontro con il suo aggiunto Robledo spiegando che si doveva scongiurare qualsiasi rischio di gestione personalistica di indagini complicate.
A cura di Antonio Palma
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Nuovo capitolo dell'intricata vicenda che ha scatenato una battaglia all'interno della Procura di Milano. Dopo la denuncia del pm Alfredo Robledo al Csm, oggi infatti è arrivata una prima presa di posizione del Consiglio superiore della magistratura che ha bacchettato il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati. Per il Csm Bruti Liberati, infatti, non motivò l'assegnazione del fascicolo del caso Ruby a Ilda Boccassini sbagliando la procedura prevista. L'assegnazione "è avvenuta nella prima fase solo verbalmente" e poi "è stata successivamente confermata con provvedimento formale privo tuttavia di motivazione della cui opportunità (se non addirittura necessità) non può dubitarsi" scrive la settima commissione del Consiglio superiore della magistratura nella relazione approvata a maggioranza la scorsa settimana sul caso dello scontro alla procura di Milano. Per il Csm il Procuratore capo doveva motivare le ragioni per cui assegnò il coordinamento dell'inchiesta Ruby a Ilda Boccassini anche per "scongiurare qualunque possibilità di rischio di esporre l'ufficio al pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate" su Silvio Berlusconi.

Caso Ruby affidato senza formale motivazione

La Settima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, incaricata di una prima fase di indagine sullo scontro alla procura di Milano, ribadisce in sostanza che ci voleva un "formale coinvolgimento" del procuratore aggiunto Robledo nell'assegnare i casi Ruby bis e Ruby ter a Boccassini. Per il Csm infatti la scelta di assegnare il caso ai magistrati che già si erano occupati del filone principale "pur condivisibile, non si pone in linea con i criteri organizzativi della procura". Per questo l'organo di autotutela dei magistrati sollecita il vaglio dei titolari dell'azione disciplinare. Nel documento però non mancherebbero nemmeno critiche all'aggiunto Alfredo Robledo, accusato da Bruti liberati di intralcio alle indagini, dopo che il suo esposto al Csm ha fatto scoppiare il caso.

Lo scontro in procura a Milano va avanti da tempo

Lo scontro nella Procura di Milano tra il pm Alfredo Robledo e il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati va avanti ormai da tempo e ha riguardato diversi casi. La battaglia infatti non riguarda solo il caso Ruby ma anche l'inchiesta su Expo 2015. In particolare Robledo accusa il procuratore di Milano di assegnare i casi più scottanti, da Ruby ad Expo2015 passando per il crac del San Raffaele, ad un suo gruppo prediletto senza tenere conto delle organizzazioni formali della procura. Dopo le accuse reciproche, nel mese di marzo infine Robledo ha chiamato in causa direttamente il Csm denunciando una serie di comportamenti con i quali il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, avvrebbe "turbato e turba la regolarità e la normale conduzione dell'ufficio".

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