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Caso Martina Rossi: morì cadendo dal balcone, prescritta una delle accuse ai due imputati

Il reato di “morte come conseguenza di un altro reato” per cui erano stati condannati in primo grado Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi è andato in prescrizione ed è quindi decaduto. Martina Rossi, secondo l’accusa, morì cadendo dal balcone di un hotel i Palma di Maiorca nel tentativo di fuggire allo stupro da parte dei due ragazzi.
A cura di Davide Falcioni
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E' terminata con un rinvio al settembre 2020 la prima udienza d'appello per la morte della 20enne imperiese Martina Rossi, la studentessa genovese morta nel 2011 a Palma di Maiorca dopo essere precipitata dal balcone del sesto piano dell’hotel Sant’Ana. Nel processo di primo grado sono stati condannati a sei anni ciascuno i due aretini Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Ma la notizia più importante è che il reato principale a loro ascritto, quello di morte in conseguenza di altro reato, è stato dichiarato prescritto. Si continuerà dunque per il reato di tentata violenza di gruppo. Secondo i giudici di primo grado che hanno condannato a sei anni di carcere i due giovani aretini, la ventenne ligure stava cercando di sfuggire a un tentativo di stupro.

La prescrizione del reato più importante – morte come conseguenza di altro reato – rappresenta una beffa per la famiglia della giovane genovese. In primo grado infatti i giudici avevano decretato che Martina Rossi stava fuggendo da un tentativo di violenza sessuale proprio da parte di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. "Qualcuno – si legge nelle 113 pagine delle motivazioni sul caso della studentessa genovese – spogliò la studentessa ligure ventenne per abusarne in una camera al sesto piano dell'hotel di Palma di Maiorca (Spagna) da cui – volendo fuggire attraverso il balcone – precipitò nel vuoto morendo il 3 agosto 2011. E nella stanza c'erano solo gli imputati Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati". La logica, dunque, impone che gli imputati fossero i due aguzzini da cui fuggiva la ragazza.

Martina si trovava a Palma di Maiorca in vacanza studio come i due imputati. Dopo la morte, malgrado la presenza di numerosi elementi che inducevano a ipotizzare uno scenario diverso, la prima conclusione della polizia spagnola fu che la ragazza si fosse tolta la vita. In realtà molti indizi facevano pensare a ben altro, ad esempio "i graffi sul collo di Alessandro Albertoni, ben evidenti e visibili" e per loro stessa ammissione, prodotti da Martina, passando per la sparizione dei pantaloncini di Martina e delle ciabatte che la ragazza indossava quella notte. "I suoi occhiali, invece, – notano i giudici – sono stati fatti ritrovare perfettamente puliti".

E' stata solo la testardaggine dei familiari di Martina a permettere che la verità venisse a galla: che la morte della ragazza fosse stata la conseguenza di un altro reato, quello di violenza sessuale.

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