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Caso Lele Scieri, dopo 22 anni due caporali saranno processati per la misteriosa morte del paracadutista

Rinvio a giudizio per i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara. Lo ha deciso il gup al termine dell’udienza preliminare sulla morte di Emanuele Scieri, il parà cuneese, di origini siciliane, trovato morto in circostanze misteriose nella caserma Gamerra di Pisa il 16 agosto 1999. Tre ex commilitoni sono invece stati assoltil. Secondo gli inquirenti Scieri rimase vittima di un atto di nonnismo.
A cura di Chiara Ammendola
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Lele Scieri
Lele Scieri

Due persone sono state rinviate a giudizio e tre invece sono state assolte da ogni accusa in merito alla vicenda di Emanuele Scieri. È questo l'esito della sentenza dell'udienza preliminare sulla misteriosa morte del paracadutista siracusano della Folgore deceduto in circostanze mai chiarite presso la caserma Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999.

Dopo 22 anni dunque gli ex ufficiali della Folgore, Alessandro Panella e Luigi Zabara, mentre il gup ha disposto il non luogo a procedere per il sottufficiale dell’esercito Andrea Antico accusato di omicidio volontario aggravato, per non avere commesso il fatto, e per gli ex ufficiali della Folgore, Enrico Celentano e Salvatore Romondia, perché il fatto non sussiste. Il processo inizierà ad aprile. Lele Scieri, così come lo chiamavano tutti, aveva solo 26 anni quando morì dopo alcune ore di agonia in seguito a quella che oggi si ritiene fosse un'aggressione dei commilitoni. Scieri infatti, secondo quanto sempre asserito dall'accusa sarebbe rimasto vittima di un vero e proprio atto di nonnismo, punito per aver utilizzato il telefono senza permesso.

In tutti questi anni la famiglia di Lele si è sempre battuta per avere la verità sulla sua morte che all'epoca dei fatti venne archiviata come suicidio. La svolta è arrivata solo anni dopo, quando la Procura di Pisa ha riaperto il caso del militare nato e vissuto a Cuneo, i cui genitori erano però originari di Siracusa: nel 2019 c'è stato l'arresto di una persona e l'iscrizione nel registro degli indagati di altri due militari con l’accusa di omicidio volontario in concorso. Secondo la Procura pisana, quel 13 agosto 1999, dopo essere stato sorpreso a fare una telefonata con il cellulare prima di entrare in camerata, sarebbe stato costretto dai commilitoni a “effettuare subito numerose flessioni sulle braccia" e gli stessi "mentre le eseguiva lo avrebbero colpito con pugni sulla schiena" comprimendogli "le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia”. Sarebbe poi caduto dalla scala "a causa dell’insostenibile stress emotivo e fisico subìto, provocato dai tre superiori". Il suo corpo, dopo la caduta di almeno cinque metri, fu lasciato agonizzante fino a essere scoperto giorni dopo.

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