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Caso Imane Fadil, arriva la conferma: nessuna traccia di radioattività nel suo corpo

Enea, centro specializzato romano, ha confermato che nel corpo di Imane Fadil non ci sono tracce di radioattività. Oggi verranno asportati gli organi della donna ed esaminati per scoprire quali siano state le cause della sua morte.
A cura di Davide Falcioni
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Nessuna traccia di radioattività nel corpo della giovane Imane Fadil, la 34enne marocchina deceduta il primo marzo scorso all'ospedale Humanitas di Rozzano (Milano) in circostanze che, in un primo momento, avevano fatto sospettare un omicidio: a confermarlo è stato l'Enea, il centro specializzato romano che si è occupato di esaminare i campioni di organi della donna. Lo ha spiegato ai giornalisti Mirko Mazzali, legale dei familiari della donna.

Gli esami dell'Istituto di Radioprotezione hanno quindi confermato quello che era già emerso nei giorni scorsi: Imane Fadil non è deceduta a causa di un avvelenamento radioattivo, ipotesi che la Procura ha voluto approfondire dopo che era stata segnalata la presenza di sostanze sospette nelle urine della giovane donna. Le analisi svolte all'Istituto di Medicina Legale avevano già escluso questa eventualità ma, per ulteriore scrupolo, gli inquirenti hanno chiesto anche il parere del centro di eccellenza romano. Solo dopo il risultato di queste nuove analisi, è stato dato il via libera all'autopsia, che verrà svolta all'Istituto di Medicina Legale di Milano con il coordinamento del'esperta anatomopatologa Cristina Cattaneo, nota per aver dedicato molte energie e competenze per dare un nome ai migranti morti nel Mediterraneo.

L'esito definitivo degli esami chiesti dalla Procura arriverà tra un mese, sempre che non ci sia bisogno di una proroga. Oggi, stando a quanto spiegato dall'avvocato Mirko Mazzali, legale del fratello di Fadil, "verranno prelevati gli organi, che saranno esaminati successivamente, e i campioni che saranno sottoposti ai test tossicologici". L'equipe di esperti che effettuerà gli approfondimenti non ha richiesto nessun tipo di precauzione specifica, oltre a quelle previste per una ‘normale' autopsia, dopo che anche l'Enea ha escluso la presenza di sostanze radioattive, ultimo passaggio richiesto per effettuare un esame che arriva a 26 giorni dal decesso. "I familiari di Imane – ha affermato l'avvocato Mazzali, che ha sostituito nei giorni scorsi il suo collega Paolo Sevesi – sono molto provati e arrabbiati. Non riescono a capacitarsi di come sia potuta morire una persona così giovane. Non credo ci siano problemi per dare il nulla osta per la sepoltura nei prossimi giorni".

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