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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, in una telefonata la prova che i carabinieri falsificarono gli atti

In una telefonata, il cui contenuto è stato pubblicato da La Repubblica, Massimiliano Colombo Labriola, maresciallo dei carabinieri e comandante della stazione di Tor Sapienza, dice a un appuntato i nomi di quanti ordinarono di manomettere gli atti sulle reali condizioni di salute di Stefano Cucchi.
A cura di Davide Falcioni
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I carabinieri falsificarono gli atti riguardanti le condizioni di salute di Stefano Cucchi. A provarlo è la registrazione di una telefonata intercettata dagli agenti della Squadra Mobile della Polizia alle 15 del 22 settembre scorso e depositata dal pubblico ministero Giovanni Musarò agli atti del processo per l'omicidio del geometra romano. A riportare l'audio integrale è La Repubblica, spiegando che si tratta di una "conversazione chiave che ricostruisce la genesi di alcuni dei falsi disposti dalla catena di comando dell’Arma di Roma".

Al telefono ci sono Massimiliano Colombo Labriola, maresciallo dei carabinieri e comandante  della stazione di Tor Sapienza, e l'appuntato Gianluca Colicchio. L'ufficiale dell'Arma comunica al sottoposto di aver ricevuto un avviso di garanzia per falso ideologico e materiale nell'inchiesta per l'omicidio di Stefano Cucchi. Il maresciallo è furibondo e – spiega Repubblica – "sembra sorpreso dall'essere chiamato a rispondere dei falsi che, nell'ottobre del 2009, sono stati direttamente ordinati dal Comando di gruppo Carabinieri Roma (nella persona del suo capo Ufficio, il tenente colonnello Francesco Cavallo) per dissimulare le reali condizioni di salute di Stefano dopo il pestaggio subito la notte del suo arresto".

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La scelta di Gianluca Colicchio come interlocutore non sarebbe casuale. Si tratta infatti del militare che insieme all'appuntato Francesco Di Sano conosce, come del resto il maresciallo Colombo, la genesi di quelle falsificazioni: i nomi chi le impose e di chi, con le sue pressioni, fece sì che le manipolazioni venissero effettuate (il maggiore Luciano Soligo, comandante della stazione Montesacro Talenti e superiore gerarchico del maresciallo Colombo). E' Colicchio, quindi, l'uomo che meglio di tutti conosce la catena, i nomi e i cognomi di coloro che – modificando la relazione sulle condizioni di Cucchi – depistarono di fatto le indagini sulla morte del ragazzo romano. "Se hanno indagato me – dice Labriola nella sua telefonata – allora dovranno indagare Cavallo, dovranno indagare Casarsa (il colonnello Alessandro Casarsa, all'epoca Comandante del Gruppo Carabinieri Roma e oggi del reggimento corazzieri del Quirinale) e Tomasone (Vittorio Tomasone, nell'ottobre 2009 Comandante Provinciale dei carabinieri di Roma e oggi Comandante Interregionale per l'Italia meridionale)".

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