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Caserma Levante, pusher accusa: “Da Montella un chilo di droga al mese, poi dividevamo i guadagni”

Un ragazzo marocchino di 24 anni ha accusato Giuseppe Montella, carabiniere 37enne di Pomigliano d’Arco ritenuto il capo della banda in divisa della caserma Levante di Piacenza, di avergli fornito oltre un chilo di hashish e marijuana ogni mese affinché venisse spacciato. I guadagni venivano poi equamente suddivisi tra il militare e il pusher.
A cura di Davide Falcioni
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Un chilo e mezzo di  hashish e marijuana ogni mese pronta per essere spacciata: è quella che avrebbe dovuto vendere in giovane marocchino di 24 anni che ha testimoniato in una nuova udienza del processo ai carabinieri della caserma Levante, arrestati nel corso dell’operazione Odysseus della scorsa estate; il ragazzo, in particolare, ha accusato Giuseppe Montella, carabiniere 37enne di Pomigliano d’Arco ritenuto il capo della banda in divisa della caserma Levante di Piacenza. Il militare  avrebbe proposto allo straniero di diventare una sorta di “galoppino” per poi dividere a metà i proventi dello spaccio. Proprio Montella durante l’ultima udienza aveva confermato di aver ceduto droga a informatori in svariate circostanze: ma, secondo l’appuntato, si trattava di cessioni a fin di bene, piccole quantità di stupefacente utilizzate per “tenersi buoni” gli informatori e arrivare così a sequestrare quantità ben più ingenti. Un atteggiamento di cui lo stesso Montella si era scusato con la cittadinanza e con l’Arma.

Durante l'udienza della scorsa settimana Montella aveva anche dichiarato che tutti erano a conoscenza di quei metodi: "Allora, io ammetto tutto. Ne ho fatte cavolate dottore, però se mi devo prendere le colpe degli altri no! Dentro la caserma tutti sapevano, non potevi non sapere perché ci si stava dalla mattina alla sera insieme. Si finivano gli arresti e si andava a mangiare insieme, quindi tutti dovevano sapere… fino al comandante". Il j'accuse nei confronti di colleghi e superiori non è a dire il vero una novità. Già nel corso di un'interrogatorio dello scorso 20 agosto aveva dichiarato che "tutto quello che si faceva là dentro tutti lo si sapeva. Cioè nella mia mente preferivo prendermi io le colpe per non scaricare i miei colleghi, però a questo punto penso che voi sapete tutto. Tutti lo sapevano – aveva ribadito l'appuntato 37enne – nel senso che non c'è nessuno che non lo sa a partire dall'ultimo fino al comandante, dalla testa ai piedi, tutti sapevamo che ogni tanto davamo una canna… qualcosa. Sapevano che quando si facevano arresti grossi si diceva, ‘teniamo due grammi, tre grammi da dare…".

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