
Bus a fuoco ad Agrigento, in 30 salvi per miracolo: “Così noi studenti rischiamo la vita per andare a scuola”

“Estintore rotto, porte bloccate. Mezzi fatiscenti: così si rischia la vita per andare a scuola. Serve una svolta, subito”. È l’allarme lanciato a Fanpage.it da una studentessa 18enne che ogni giorno prende uno degli autobus che percorrono la strada provinciale 22 “Cozzo-Disi”, tra la statale 189 e Casteltermini. Un tragitto che, per molti giovani pendolari, si è trasformato in una potenziale trappola.
Martedì 13 maggio, nel primo pomeriggio, uno di questi mezzi ha preso fuoco con a bordo una ventina di ragazzi. In un primo momento nessuno dei passeggeri – circa 20 o 30, tutti giovanissimi – ha capito la gravità della situazione. L’autobus ha cominciato a rallentare fino a fermarsi del tutto, mentre scattava un allarme. Pochi istanti dopo, una densa nube di fumo ha iniziato a penetrare all’interno dell’abitacolo.
Presi dal panico, i ragazzi si sono alzati per cercare una via d’uscita, ma le porte erano bloccate. Solo dopo momenti concitati l’autista è riuscito ad aprirne una, permettendo a tutti di scendere. La seconda porta, purtroppo, è rimasta chiusa: l’evacuazione avrebbe potuto essere più rapida e sicura. Per fortuna, nessuno è rimasto ferito.
L’autista ha tentato di domare le fiamme con l’estintore di bordo, ma anche lì è emerso un altro problema: il dispositivo era inutilizzabile, scaduto da anni. In pochi minuti, le fiamme hanno avvolto completamente il mezzo, che è andato distrutto.
I vigili del fuoco sono intervenuti rapidamente e hanno spento l’incendio, mentre i carabinieri della Compagnia di Cammarata si sono occupati della viabilità, temporaneamente interrotta per consentire le operazioni di soccorso e messa in sicurezza. Secondo le prime ricostruzioni, a provocare l’incendio sarebbe stato un corto circuito.
“Solo per un soffio non è accaduta una tragedia”, racconta ancora la studentessa, che ieri non era sul mezzo andato in fiamme per puro caso: era riuscita a salire su un altro autobus partito qualche minuto prima. Ma lo spavento è stato grande. E la rabbia, ancora di più.
“Qualcuno poteva morire – aggiunge – e possibile che debba sempre scapparci il morto perché si faccia qualcosa? La verità è che ogni giorno viaggiamo su mezzi vecchi, rotti e trascurati, senza alcuna reale tutela o sicurezza. Questa volta è andata bene, la prossima chissà”.
Secondo quanto raccontato dalla giovane, i ragazzi che viaggiano su questa tratta vivono una condizione di totale abbandono:
“Avevamo sperato che qualcosa cambiasse, visto che la ditta è stata inglobata da un’altra azienda. Ma non è cambiato nulla. Noi paghiamo lo Stato, paghiamo la Regione: è giusto che ora dobbiamo anche avere paura di salire su un autobus per andare a scuola?”.
Il suo appello è chiaro e diretto: servono interventi immediati per garantire mezzi sicuri e controllati. Perché la prossima volta, davvero, potrebbe non esserci una seconda possibilità.