“Brusca ci ha ordinato di votare per Totò Cuffaro”: Santino Di Matteo spiega il rapporto mafia-politica

"La famiglia Brusca ci ha detto di votare per Totò Cuffaro. E così abbiamo votato per lui". Per due ore Santino Di Matteo ha parlato della stage di Capaci, di via d'Amelio, del delitto di Piersanti Mattarella ma anche dei rapporti tra mafia e politica: ieri sera 28 luglio nella puntata live di Confidential, il nuovo progetto di Deepinto su Fanpage.it dedicato a inchieste e approfondimenti, il collaboratore di giustizia ha risposto alle domande delle persone in studio e di chi commentava sul canale Youtube da casa. Di Matteo ha parlato della di Cuffaro. Ma chi è Cuffaro?
Salvatore Cuffaro è stato segretario della Democrazia Cristiana in Sicilia. Ha ricoperto la carica di presidente della Regione Sicilia 2001-2008. Nel 2011 è stato condannato in via definitiva per favoreggiamento aggravato alla mafia e violazione del segreto istruttorio. Ha scontato la sua pena ed è tornato in libertà nel 2015.
La mafia aveva scelto di dare i voti a lui: i Corleonesi lo avevano appoggiato in campagna elettorale. "Una volta – spiega Santino Di Matteo – che era morto Salvo Lima (leader della Democrazia Cristiana in Sicilia e in contatto con la mafia e ucciso da Cosa Nostra nel marzo del 1992), i politici chi erano? Allora hanno preso Cuffaro, tanto i corleonesi hanno pensato di portarlo a fare quello che volevano loro. Alla fine lui doveva fare quello che diceva Cosa Nostra, o meglio quello che diceva Totò Riina e Giovanni Brusca. Stava lì finché non eseguiva i ‘favori' richiesti dai corleonesi. Io non ho nulla contro Salvatore Cuffaro, doveva però sapere che se andava a finire in quelle mani non avrebbe deciso più nulla. Perché se alzava la testa, loro (i corleonesi) gliela facevano abbassare. Questo deve essere chiaro. Quando c'erano le elezioni in Sicilia la mafia diceva chi votare e tutti votavano per questo. Per me Salvatore Cuffaro non sapeva in che mani si stava mettendo se no non si avvicinava".
Santino Di Matteo ha spiegato che nei Rioni di Palermo quando si decideva il candidato da votare la mafia accompagnava gli elettori. Questo perché Cosa Nostra doveva sempre avere il suo politico di riferimento. Ma di mafia-politica si parlava solo nel momento delle elezioni?
Nella serata di ieri live sul canale Youtube di Fanpage.it uno spettatore da casa ha chiesto se la politica c'entra anche nell'organizzazione delle stragi eccellenti di Cosa Nostra. Santino Di Matteo ha risposto così: "No. Le stragi sono state tutte per ‘mano' di Totò Riina. È solo lui che decideva queste cose: dopo la sentenza del maxiprocesso ha deciso di attaccare lo Stato".
Ecco quindi l'inizio delle stagi del 1992. Secondo il collaboratore di giustizia come si era organizzata Cosa Nostra? "Prima Totò Riina ha eliminato tutti i suoi rivali all'interno di Cosa Nostra che non erano d'accordo con il suo piano contro lo Stato. Se fosse stato eliminato invece Totò Riina tutte queste stragi non sarebbero successe. Sapevo che persona era da quando era piccolo, mi ha frequento abbastanza bene".
Santino Di Matteo ha partecipato all'organizzazione di Cosa Nostra sulla strage di Capaci. Nel documentario raalizzato da Deepinto, da Francesco Piccinini e Chiara Freddi, il collaboratore di giustizia ha raccontato che nella sua casa di Altofonte, nella città metropolitana di Palermo, ospitava le riunioni della Cupola, ovvero l'organo direttivo supremo, di Cosa Nostra. Qui è stata organizzata la strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Nel suo ultimo interrogatorio davanti ai magistrati Matteo Messina Denaro aveva voluto quasi sfidare lo Stato dicendo che non erano state fatte tutte le indagini necessarie sulla strage di Capaci. Nel dettaglio: "Non si è lavorato bene". Insomma manca un pezzo di verità. Santino Di Matteo ha tenuto a precisare invece che "si sa tutto sulla strage. Io ho detto tutto quello che so".