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Bruciò vivo il marito con la complicità dell’amante e del figlio: Susanna Brescia condannata all’ergastolo

È stata condannata all’ergastolo Susanna Brescia, la donna che nel 2019 uccise e diede alle fiamme il marito Vincenzo Cordì con la complicità dell’amante e del figlio avuto da una precedente relazione.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Vincenzo Cordì e Susanna Brescia
Vincenzo Cordì e Susanna Brescia

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all'ergastolo per Susanna Brescia, la donna accusata di aver ucciso nel mese di novembre 2019 a San Giovanni di Gerace il marito Vincenzo Cordì. Il 42enne fu tramortito e dato alle fiamme ancora vivo in provincia di Reggio Calabria. Il corpo fu ritrovato all'interno della sua auto in una zona di campagna del piccolo centro del reggino.

Non sarebbe stato quello messo a segno nel novembre 2019 il primo tentativo di assassinare Cordì: già nel 2016 la donna aveva cercato di avvelenarlo somministrandogli barbiturici a sua insaputa. L'uomo era però riuscito a sopravvivere grazie al tempestivo ricovero in ospedale.

L'omicidio nel novembre del 2019

Le indagini hanno ricostruito con precisione la dinamica del delitto: nella tarda serata dell'11 novembre, Brescia avrebbe attirato il marito 42enne in località Scialata con l'inganno e successivamente, insieme ad amante e figlio, lo avrebbe tramortito per poi cospargerlo di benzina e darlo alle fiamme ancora vivo nella sua Fiat 16.

Successivamente, Brescia avrebbe cercato di depistare le indagini, facendo credere agli inquirenti che il marito si fosse suicidato a causa di un presunto periodo di depressione. Le indagini avevano poi ricostruito il precedente tentativo di assassinare Cordì e il piano orchestrato da Brescia, dal figlio e dall'amante per uccidere il 42enne. È arrivata ora la conferma della colpevolezza della donna, che dovrà scontare la pena dell'ergastolo.

Annullata la sentenza legata alla premeditazione per amante e figlio

La Suprema Corte ha annullato invece con rinvio la sentenza di secondo grado legata all'aggravante della premeditazione nei confronti degli altri due "complici", Giuseppe Menniti e Francesco Safra. Per loro è stato disposto un nuovo giudizio davanti a un'altra sezione della Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria.

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