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Brindisi, incendio per protesta nel centro per migranti di Restinco: un morto e un ferito

Un uomo gambiano ha dato fuoco a un materasso per protesta. Le fiamme si sono propagate e un migrante marocchino è morto intossicato nel sonno.
A cura di Davide Falcioni
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Una persona è morta e un'altra è rimasta ferita in un incendio appiccato da un migrante nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Restinco-Brindisi.

Lo conferma la Polizia, secondo la quale un ospite della struttura avrebbe appiccato il rogo e un altro migrante è morto intossicato dal fumo mentre dormiva.

A causare l'incendio sarebbe stato un uomo originario del Gambia, come forma di protesta. La vittima sarebbe un marocchino e avrebbe poco meno di 40 anni. Le fiamme sarebbero partite da un materasso e si sarebbero propagate poi in altri locali. L'incendio ha sprigionato molto fumo che ha intossicato il migrante, che è deceduto. La persona rimasta ferita è stata medicata in ospedale ed è stata successivamente dimessa.

LasciateCIEntrare: "Si chiudano i CPR, sono lager di Stato"

Yasmine Accardo, attivista della Campagna LasciateCIEntrare, ha commentato a Fanpage.it: "Un altro morto di CPR. Un altro morto di stato. Il CPR di Brindisi è uno dei tanti luoghi dove chi vi è recluso subisce trattamenti inumani e degradanti. La notizia al momento è di un incendio le cui esalazioni avrebbero provocato la morte di una persona. Una morte orribile di cui è responsabile la macchina del CPR. Quel che sappiamo è che ogni giorno le proteste sono causate dalle pessime condizioni in cui le persone vengono trattenute. Il fuoco è una delle modalità che viene utilizzata per essere ascoltati o assistiti Nessuno ascolta. Nessuno si preoccupa delle giuste richieste dei reclusi in merito al diritto alla salute ed alla difesa. Attendiamo di reperire dettagli. Chiediamo ancora una volta che vengano chiusi per sempre questi lager di Stato".

Quanti sono i CPR in Italia

I Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) sono strutture pensate e realizzate per trattenere gli immigrati irregolari in attesa di espulsione. Attualmente in Italia ce ne sono dieci e e si trovano a Torino (C.so Brunelleschi), Milano (Via Corelli), Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Ponte Galeria (Roma), Palazzo San Gervasio (Potenza), Macomer (Nuoro), Brindisi-Restinco, Bari-Palese, Trapani-Milo, Caltanissetta-Pian del Lago. Gli Hotspot sono 4 e i Centri di Prima Accoglienza (CPA) sono 8.

Come ricorda Melting Pot Europa, i CPR "sono strutture detentive dove vengono reclusi i cittadini stranieri sprovvisti di regolare titolo di soggiorno", dunque non autori di reati. Gli "ospiti" vengono sottoposti a regime di privazione della libertà personale e sono "individui che hanno violato una disposizione amministrativa, come quella del necessario possesso di permesso di soggiorno.

Melting Pot: "Nei CPR quotidiane violazioni e abusi"

"Nonostante i cittadini stranieri si trovino all’interno dei CPR con lo status di trattenuti o ospiti, la loro permanenza nella struttura corrisponde di fatto ad una detenzione, in quanto sono privati della libertà personale e sono sottoposti ad un regime di coercizione che, tra le altre cose, impedisce loro di ricevere visite e di far valere il fondamentale diritto alla difesa legale".

E ancora: "Le continue rivolte, le morti, gli atti di autolesionismo, i suicidi, le quotidiane vessazioni e abusi, tutte ampiamente documentate dal Garante delle persone private della libertà, da associazioni e attivisti in numerosi report e pubblicazioni, confermano che i CPR risultano del tutto inadeguati, sia dal punto di vista strutturale che funzionale, a garantire il rispetto dei diritti fondamentali ed inutilmente dispendiosi (costo complessivo di gestione privata nel periodo 2018-2021: 44 milioni di euro)".

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