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Brindisi, il drammatico racconto delle studentesse ferite. Vantaggiato non c’è

Si è svolta oggi la quarta udienza del processo per l’attentato alla scuola Morvillo-Falcone che costò la vita la giovane Melissa Bassi. Giovanni Vantaggiato, reo confesso della bomba, non era in aula. Vanessa e Veronica Capodieci, due ragazze ferite, hanno ricordato quei momenti.
A cura di Susanna Picone
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Si è svolta oggi la quarta udienza del processo per l’attentato alla scuola Morvillo-Falcone che costò la vita la giovane Melissa Bassi. Giovanni Vantaggiato, reo confesso della bomba, non era in aula. Vanessa e Veronica Capodieci, due ragazze ferite, hanno ricordato quei momenti.

Si è svolta questa mattina la quarta udienza del processo in corso a Brindisi per l’attentato del 19 maggio 2012 dinanzi alla scuola Morvillo-Falcone. Un processo che vede come unico imputato l’imprenditore di Copertino Giovanni Vantaggiato, reo confesso di quanto compiuto. Oggi Vantaggiato, che nelle prime fasi del processo non è apparso in buone condizioni di salute, non è stato presente in aula mentre, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Brindisi, hanno testimoniato le studentesse rimaste ferite quel giorno. Hanno ricordato quei drammatici momenti che costarono la vita alla 16enne Melissa Bassi le due sorelle Capodieci, Vanessa e Veronica. Entrambe rimasero ferite per l’esplosione: Vanessa fu costretta per dieci giorni nell’ospedale di chirurgia plastica di Brindisi e tuttora porta il segno delle sue cicatrici, la sorella Veronica per mesi ha lottato tra la vita e la morte. “Mia sorella era a terra, aveva il torace dilaniato, e la sua mano sembrava carne macinata”, così Vanessa ha parlato di Veronica, di come cercò di prestare aiuto alla sorella più piccola che “singhiozzava e diceva che non riusciva a respirare”. Il suo è un racconto drammatico:

Io piangevo. Subito dopo l’esplosione ho strappato i vestiti di dosso a mia sorella perché erano in fiamme e col mio giubbotto le ho coperto la pancia perché era aperta. Cercavo di rassicurarla, le dicevo di stare tranquilla. Nessuno ci aiutava.

La testimonianza di Veronica, che per mesi ha lottato tra la vita e la morte – La studentessa di Mesagne ha anche ricordato di aver notato, quella mattina, il cassonetto che, secondo quanto accertato dagli investigatori, conteneva le bombole riempite di esplosivo e piazzate da Vantaggiato. "Che cosa ci fa qui? Noi non facciamo la raccolta differenziata", pensò la giovane. Assolutamente drammatico anche il ricordo della sorella Veronica che ha ammesso, dinanzi ai giudici, di aver creduto di vivere un sogno quella mattina: “Mia sorella era vicino a me, nessuno ci aiutava, poi non ricordo più nulla”. La ragazza ha combattuto a lungo e ancora oggi porta i segni di quel giorno: Veronica Capodieci ha, infatti, subito l'amputazione di due dita della mano sinistra e dovrà sottoporsi ancora a interventi alla mano e a un orecchio, il cui timpano è rimasto perforato.

Le prossime date del processo – L’udienza odierna si è conclusa in tarda mattinata, si ritornerà in aula il 13 febbraio quando sarà ascoltata, tra gli altri, anche la moglie di Giovanni Vantaggiato, Giuseppina Marchello. Secondo quanto ha riferito il legale dell’imputato la signora si avvarrà della facoltà di non rispondere. Il 20 febbraio, invece, sarà il turno di Cosimo Parato, un’altra vittima delle azioni di cui è accusato l’imprenditore di Copertino: nel 2008 Vantaggiato tentò di ucciderlo perché lo riteneva responsabile di una truffa. Lo stesso Vantaggiato potrebbe essere ascoltato dai giudici il prossimo 21 febbraio. Le accuse contestate all’imputato sono di strage aggravata dalla finalità terroristica e costruzione e possesso di ordigno micidiale in merito alla bomba di Brindisi e di tentato omicidio pluriaggravato in merito all’attentato di Torre Santa Susanna.

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