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Covid 19

Bologna, detenuto morto per coronavirus: è il primo caso, era ricoverato in ospedale

È morto all’ospedale Sant’Orsola di Bologna un detenuto risultato positivo al Covid-19. Si tratta della prima vittima di coronavirus tra i reclusi e, a quanto si apprende, pare che il paziente fosse affetto da altre patologie. L’uomo, un italiano di 76 anni, era agli arresti domiciliari presso il nosocomio.
A cura di Susanna Picone
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È morto all’ospedale Sant’Orsola di Bologna un detenuto risultato positivo al nuovo coronavirus. Si tratta della prima vittima tra i detenuti. Secondo quanto si apprende da fonti penitenziari, l’uomo si trovava agli arresti domiciliari presso il nosocomio. "È deceduto all’ospedale civile di Bologna il primo detenuto per coronavirus. Si tratta di un ristretto del circuito ad alta sicurezza, ricoverato qualche giorno fa in stato di detenzione e poi ammesso agli arresti domiciliari a seguito del trasferimento in terapia intensiva. Era italiano, aveva 76 anni e pare fosse affetto da altre patologie": le parole di Gennarino De Fazio, per la UilPa, sindacato della polizia penitenziaria. "Si è naturalmente costernati per la perdita di un’altra vita umana, ma non vogliamo e non potremmo strumentalizzare l’accaduto. Il Ministro Bonafede e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno tante colpe e responsabilità nell’assolutamente inadeguata gestione delle carceri, prima e durante l’emergenza sanitaria, che sarebbe inutile, inelegante e finirebbe col depotenziare le nostre continue denunce tentare di attribuirne loro delle ulteriori. Purtroppo, questo nemico invisibile sta facendo stragi ovunque e il carcere altro non è che una parte della società”, aggiunge De Fazio, che insiste nel chiedere di affrontare la gestione dell’emergenza sanitaria in maniera più efficace e organica, “sia per la parte che afferisce all’utenza detenuta, sia sotto il profilo dell’organizzazione del lavoro e delle misure a protezione degli operatori e, di rimando, per gli stessi reclusi”.

L'appello del sindacato: "Indugiare ancora potrebbe determinare l'irreparabile" – "Nel Paese pare si stia registrando il picco, nei penitenziari potrebbe essere in piena fase di sviluppo e ascesa. Motivo, questo, che dovrebbe indurre ad adottare più efficaci e stringenti precauzioni e misure di prevenzione anche onde evitare che dal carcere possano svilupparsi i cosiddetti contagi di ritorno, che potrebbero far riprecipitare la situazione in tutto il Paese, quello che viene comunemente detto libero. Ormai per noi è diventato quasi un mantra, e ce ne scusiamo, ma in coscienza, per senso di responsabilità verso il nostro Paese, prima ancora che verso gli operatori che rappresentiamo, siamo costretti a ripetere l’appello – prosegue il sindacalista –: la Presidenza del Consiglio dei Ministri assuma pro-tempore, almeno sino al perdurare dell’emergenza sanitaria, la gestione diretta delle carceri. Indugiare ancora potrebbe determinare l’irreparabile".

Il detenuto morto per coronavirus era recluso nel carcere di Bologna

Il detenuto vittima del coronavirus era recluso nel carcere di Bologna prima di ottenere i domiciliari ed essere trasferito all'ospedale Sant'Orsola. Il trasferimento in ospedale era dipeso da altre patologie e solo dopo il ricovero l' uomo era risultato positivo al coronavirus. Nei confronti dei compagni di cella sono state adottate le misure previste dai protocolli di sicurezza predisposti dal Dap dal 22 febbraio scorso sulla base delle indicazioni del Ministero della Salute.

Il compagno di cella è in isolamento in carcere

Il detenuto morto a Bologna era un siciliano di 76 anni, arrestato nel dicembre 2018 per associazione di tipo mafioso, ed era sottoposto a una misura cautelare in attesa di primo giudizio. Era arrivato nel carcere  della Dozza ad agosto 2019. Ricoverato in ospedale il 26 marzo per plurime patologie e difficoltà respiratorie, è stato sottoposto a tampone risultando positivo. Nel frattempo, il 28, ha avuto, su decisione del giudice siciliano, gli arresti domiciliari in ospedale. "Era in cella con un altro detenuto, asintomatico, che è in isolamento in carcere, così come le altre persone che avevano avuto contatti con lui", ha spiegato all'Ansa Antonietta Fiorillo, presidente del tribunale di Sorveglianza di Bologna.

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