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Bloccati coi sandali a duemila metri: dovranno pagare migliaia di euro per il soccorso in elicottero

I quattro giovani che martedì hanno fatto un’escursione a duemila metri di quota indossando ai piedi un paio di sandali di gomma, e che per questo sono stati recuperati da un elicottero del Soccorso Alpino, dovranno pagare il costo dell’intervento, che potrebbe ammontare a diverse migliaia di euro.
A cura di Davide Falcioni
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I quattro ragazzi che due giorni fa hanno fatto un'escursione a duemila metri di quota indossando ai piedi un paio di sandali di gomma, e che per questo sono stati recuperati da un elicottero del Soccorso Alpino, dovranno pagare il costo dell'intervento, che potrebbe ammontare a diverse migliaia di euro. I fatti risalgono al pomeriggio di Ferragosto e sono avvenuti sul monte Rua. La comitiva era partita in mattinata dal rifugio Pussa, in Val Settimana, con l’idea di fare un percorso ad anello. Arrivati a circa duemila metri di quota, i quattro – due ventenni e due trentenni accompagnati da un cagnolino – sono rimasti bloccati lungo un tratto franato. Hanno provato ad andare avanti, tuttavia i sandali scivolavano sui sassi e nel tardo pomeriggio, correndo il rischio di dover trascorrere la notte in alta montagna,  giovani hanno deciso di chiamare il soccorso alpino. L'elisoccorso ha così sbarcato sul posto personale sanitario e tecnici per recuperarli con il verricello e trasportarli a valle.

Ebbene, la leggerezza commessa dai quattro – saliti su un sentiero alpino indossando calzature del tutto inadeguate – potrebbe costare loro molto caro. Come ha spiegato al Corriere delle Alpi Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Usl1 Dolomiti, nei primi sei mesi di quest'anno sono arrivate 37.254 chiamate al 118 con 7.812 missioni, di cui 58 con gli elicotteri. Tra le 651 persone che hanno chiesto aiuto, il 44% è rappresentato da escursionisti, cioè semplici camminatori. Tra questi il 14,6% si mette nei guai "per incapacità", il 7,4% perché perde l’orientamento, il 2,8% perché si lascia sorprendere dal maltempo. "I volontari del Cnsas o gli elicotteri Falco 1 e Falco 2 ti vengono a prendere perché sei in difficoltà e il più delle volte ti portano all’auto o in albergo, anziché in ospedale. A questo punto è ovvio che l’escursionista paghi per la sua imperizia. E il conto è salato", ha dichiarato Dal Ben, aggiungendo che dal 2020 l’Azienda sanitaria ha emesso 1.036 fatture per un importo di 2 milioni e 22 mila euro.

Chi deve pagare il soccorso in montagna

Ma cosa dice la legge a proposito degli interventi di recupero in montagna? Nelle regioni dell’arco alpino il soccorso andrebbe pagato, ma solo nel caso in cui dall'operazione non nasca l’obbligo di ricovero del paziente. Tutte le persone che sono, invece, in pericolo di vita, o con ferite tali da giustificare un intervento d’urgenza potrebbero dover pagare il solo il "ticket", e solo in alcune regioni. La legge Italiana ha disciplinato con l’articolo 11 del DPR 27 marzo 1992 “Onere del trasporto di Emergenza” la fattispecie: "Gli oneri delle prestazioni di trasporto e soccorso sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale solo se il trasporto è disposto dalla centrale operativa e comporta il ricovero del paziente. Detti oneri sono altresì a carico del Servizio Sanitario Nazionale anche in mancanza di ricovero determinata da accertamenti effettuati al pronto soccorso. Fanno carico al Servizio sanitario nazionale, altresì, i trasferimenti tra sedi ospedaliere disposti dall’ospedale".

In questo quadro normativo, come spiega Montagna.tv, "la chiamata del 118, con l’attivazione del Servizio di Soccorso per ragioni immotivate, quali la mancanza di situazione di pericolo o la mancanza di giustificazioni sanitarie, comporta a carico dell’utente gli oneri dell’attività di soccorso". Indossare sandali a duemila metri di quota rientra chiaramente in questa fattospecie.

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