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Bimbo di 8 anni si taglia la gamba col vetro e muore dissanguato: la richiesta di risarcimento

I fatti sono avvenuti a Bologna nell’agosto del 2016. Nel tentativo di liberare il nipotino rimasto chiuso sul balcone, Alessandro finì per ferirsi in maniera gravissima. A trovarlo senza vita fu la madre, uscita a fare la spesa. Ora la richiesta di risarcimento milionaria nei confronti dell’Acer.
A cura di Biagio Chiariello
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Tre milioni di euro di risarcimento per la morte di un bambino di 9 anni. E se l’Azienda casa Emilia Romagna non risponderà alla richiesta entro i termini previsti, si procederà con una causa civile. A pretenderli è Arcangelo Maror, il padre del piccolo Alessandro, morto nell’agosto 2016 in un alloggio popolare di Bologna a causa della rottura del vetro di una portafinestra. Il piccolo, nato in Italia da madre capoverdiana e padre sudanese, sarebbe stato colpito alla gamba destra da un sgrossa scheggia di vetro e non sarebbe più riuscito a rialzarsi né a chiedere aiuto ed è morto dissanguato da solo in casa col nipotino di3  anni. La madre e la sorella 24enne erano infatti uscite a fare la spesa. Secondo le ricostruzioni, Alessandro stava cercando di liberare il bimbo più piccolo, rimasto intrappolato in balcone. Non riuscendo ad aprirla, diede un calcio alla portafinestra finendo per frantumarla: il vetro (non a norma perché troppo sottile) si ruppe tagliandogli l’arteria femorale. Il piccolo morì in pochi minuti.

Come ricorda il Resto Del Carlino, sul caso da una parte c’è la richiesta di rinvio a giudizio per il funzionario Acer responsabile della manutenzione, accusato di omicidio colposo. Dall’altro, il pm Antonello Gustapane ha recentemente iscritto nel registro degli indagati sette persone, fra cui il sindaco Virginio Merola e l’ex presidente di Acer Claudio Felicani, oltre a due consulenti dello stesso pm, accusati di falso in una denuncia presentata sempre dal padre del bimbo. Alla fine il magistrato ha chiesto per tutti l’archiviazione. La famiglia del bambino però si è opposta, facendo finire tutto davanti al gip.

“Sono stato avvisato da mia moglie in lacrime che Alessandro aveva avuto un incidente e che dovevo prendere il primo treno disponibile da Roma e correre a Bologna. Ancora non sapevo bene cosa fosse successo, quando poi me lo hanno detto sono rimasto stordito, senza parole”. Queste le parole di papà Alessandro, all’indomani della tragedia. L’uomo quel giorno era a lavoro all’ambasciata del suo Paese a Roma quando la moglie Luzia, originaria di Capo Verde, lo ha chiamato per raccontargli la tragedia: “Dovevo tornare a Bologna stasera alle 21 (ieri; ndr), ma dopo questa notizia mi sono precipitato in stazione, anche se a mia moglie continuavo a dire di rimanere calma. Alessandro – continua il padre – era un bellissimo bambino, molto vivace, andava a scuola, gli piaceva tantissimo il karate e giocare alla playstation con gli amici – ricorda ancora Arcangelo –. Quello che è successo mi lascia senza parole, non si può spiegare”.

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