Base jumper finlandese disperso da un mese in Veneto: “È la prima volta, localizzato il cellulare ma nessuna traccia”

Il base jumper finlandese che il 15 novembre si è lanciato con la tuta alare nella zona della Busazza, in Veneto, è ancora disperso dopo oltre un mese. Il 23 dicembre, approfittando del tempo favorevole, il Soccorso alpino di Agordo ha effettuato una nuova ricognizione, ma del corpo non c'è ancora traccia.
A raccontare i risultati della spedizione a Fanpage.it è il capostazione del Soccorso alpino di Agordo, Diego Favero: "Siamo riusciti a restringere la zona delle ricerche attraverso la geolocalizzazione del cellulare, e presumendo che anche il corpo possa essere lì, ma per il momento non abbiamo trovato tracce del corpo. È la prima volta che non riusciamo a trovare un base jumper disperso". E dopo un mese tra le nevi della Busazza le speranze di ritrovarlo vivo sono nulle.
I rischi per i base jumper che si lanciano nel vuoto con la tuta alare sono ben noti al soccorritore. "Esiste un grande problema legato proprio alle ricerche dei dispersi che praticano questo sport: localizzarli è particolarmente arduo perché si lanciano nel vuoto a velocità altissima, quindi possono trovarsi ovunque".

Il disperso è un 35enne finlandese che la mattina di sabato 15 novembre si è lanciato con la tuta alare dalla parete meridionale della Cima della Busazza. Come spiega Favero, a dare l'allarme verso le ore 22 della sera stessa è stato un suo amico di Trento, preoccupato di non averlo visto rientrare.
"In quella zona negli anni sono avvenuti vari incidenti perché è la preferita dai base jumper con tute alari. Però è la prima volta che non riusciamo a trovarne uno disperso".
Secondo l'esperto del soccorso alpino, il giovane sarebbe stato vittima della sfortuna: "Il pomeriggio del giorno dell'incidente il tempo è cambiato repentinamente, e noi abbiamo avuto l'allarme solo la sera tardi, dopo la chiamata di un suo amico. Non avevano contatti dal giorno prima".
Proprio il maltempo e la presenza di una cospicua quantità di neve sulle cime hanno impedito di effettuare più ricognizioni dopo quelle effettuate subito dopo la scomparsa. I soccorritori sono comunque riusciti a restringere la zona delle ricerche a un'altitudine di 2.600 metri utilizzando un sistema di monitoraggio che permette di risalire al cellulare: "Si tratta dell'Ismi Catcher – sottolinea Favero – un sistema usato anche dalla Guardia di Finanza per geolocalizzare i telefoni. Presumiamo che lo abbia addosso. Lo abbiamo cercato in tutti i modi, ma abbiamo faticato a restringere l'area".
Anche questa volta, però, l'esito della ricognizione in elicottero è stata negativo. Nella memoria della squadra di Agordo non c'è mai stato un base jumper disperso tanto a lungo, e alla luce del maltempo, questo tragico record è destinato a durare a lungo: "In primavera, quando il tempo ci permetterà di proseguire, continueremo sia con elicottero che con i droni".