Bari, per i bambini celiaci la mensa scolastica costa il triplo: oltre 3mila euro l’anno

A Bari, al convitto Cirillo, se sei celiaco e vuoi pranzare a scuola insieme a tutti gli altri bambini puoi farlo, ma ti costa il triplo degli altri. A denunciare il caso, unico in Italia, è l’Associazione italiana celiachia (Aic), che tramite il presidente regionale Michele Calabrese parla di un comportamento vergognoso e discriminatorio. Tutto – a ricostruire la vicenda è il quotidiano Repubblica – è iniziato a dicembre 2014, quando i genitori di un bambino celiaco di terza elementare hanno fatto richiesta alla dirigenza del Cirillo di somministrare al piccolo (come impone la legge 123 del 2005) un menu senza glutine. La cucina dell'istituto non è però attrezzata e solo mesi dopo, a maggio 2015, il bambino ha finalmente ottenuto un pasto senza glutine fornito gratuitamente dalla ditta Ladisa, che rifornisce con menu differenziati scuole e ospedali cittadini.
Le difficoltà dei bambini celiaci – Poi l’anno successivo alla scuola barese è arrivata un’altra bambina affetta da celiachia. Dato che la Ladisa non ha potuto più fornire i pasti senza glutine per i mesi di settembre e ottobre i due bambini celiaci hanno dovuto mangiare alla mensa un menu “normale”: toccava a loro evitare alimenti potenzialmente pericolosi (cosa non semplice, dato che la sola contaminazione per un celiaco è dannosa). A novembre, finalmente, la scuola sottoscrive un contratto con un laboratorio barese che produce prodotti da forno per un costo di 15 euro al giorno per ogni bambino. Una cifra che pesa sul bilancio della scuola che, pur potendo accedere a finanziamenti regionali stanziati per tali necessità, ha adottato una delibera con la quale il costo della retta viene triplicato. Così al Cirillo la retta per i bambini affetti da celiachia è schizzata dai 1100 euro a 3100 euro annuali.
Le motivazioni della preside: “Sono persone che se lo possono permettere” – La dirigente del Cirillo, Margherita Viterbo, ha motivato in questi termini la decisione: “Non posso non accettare i bambini celiaci, sarebbe discriminante, ma ci siamo dovuti fare i conti e aumentare le rette. Le famiglie pretendono che paghiamo noi, ma non è possibile perché useremmo i soldi delle altre famiglie. E poi già i celiaci ricevono un contributo mensile dalla Asl, non siamo noi che dobbiamo risolvere il problema. Comunque sono persone che se lo possono permettere”.
L’Aic: “Atteggiamento discriminatorio” – Una “motivazione” che non può piacere all’Aic, che appunto tramite il presidente regionale Calabrese parla di atteggiamento discriminatorio e afferma che l’associazione si confronterà con il Comune e che se le cose non dovessero cambiare sono pronti ad agire a livello giudiziario. Per spiegare le sue regioni, la preside ha tra l’altro in qualche modo “paragonato” la celiachia a chi sceglie di seguire una alimentazione vegana: “Se mi arriva un vegano, allora, io che faccio? Poi vengono tutti al Cirillo. Non intendo essere denunciata per distrazione di fondi. La nostra è una mensa collettiva, la possono usare tutti, ma se ci sono costi aggiuntivi li devono pagare loro”.