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Bancarotta EPolis, arrestati i vertici del gruppo editoriale

In manette l’editore e presidente del cda della concessionaria pubblicitaria PubbliEpolis, Alberto Rigotti, la sua vice Sara Cipollini e il consigliere Vincenzo Maria Greco: il primo in carcere, gli altri due ai domiciliari. Secondo gli inquirenti il buco accertato è di 15 milioni di euro, ma il crac complessivo è di oltre 100 milioni. La Guardia di Finanza di Cagliari ha accertato che parte dei soldi della concessionaria venivano utilizzati per auto, alberghi, viaggi e palestre anziché pagare i creditori.
A cura di Redazione
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Ad una svolta le indagini, durate oltre quattro anni, sul crac finanziario che portò alla chiusura di EPolis, il gruppo editoriale con redazione a Cagliari nato nel 2004 e giunto a pubblicare 18 edizioni locali di quotidiani free press. Oggi la Guardia di Finanza di Cagliari ha eseguito tre ordinanze di custodia cautelare, mettendo le manette ai polsi di Alberto Rigotti, 64 anni, all'epoca dei fatti editore di Epolis e presidente della Publiepolis spa, la società concessionaria di pubblicità, entrambe fallite. Eseguite ordinanze di custodia richieste dal sostituto procuratore di Cagliari Giangiacomo Pilia e firmati dal Giudice delle indagini preliminari Giuseppe Pintori anche per Sara Cipollini e Vincenzo Maria Greco,rispettivamente vice presidente e consigliere della concessionaria, intorno alla quale ruota l'inchiesta per bancarotta fraudolenta a seguito del fallimento del gruppo editoriale, con un buco accertato di quasi 15 milioni di euro. Cipollini e Greco sono ai domiciliari. Gli arresti sono scattati per il pericolo di reiterazione del reato contestato.

L'inchiesta e gli arresti nel gruppo EPolis dopo il fallimento

L'ultima fase di EPolis, nato nel 2004 dalla volontà dell'imprenditore cagliaritano Nichi Grauso, è stata nel luglio 2010, quando le pubblicazioni furono sospese e venne eseguito lo sfratto dalla sede cagliaritana. Nel 2011 fu dichiarato il fallimento per una azienda che, nel suo momento d'oro (2006), aveva 136 giornalisti operativi in tutt'Italia. Dal momento del crac le indagini si sono concentrate sul rapporto fra i vertici della società editrice (finita in bancarotta lasciando a bocca asciutta  Fisco e gli istituti di previdenza nonché lavoratori dipendenti, collaboratori e decine di fornitori d'ogni tipo, per una cifra ritenuta pari a 108 milioni d'euro) e la concessionaria pubblicitaria. Subito dopo il fatto gli inquirenti sardi verificarono rilevanti prelievi di denaro dai conti della società gemella di EPolis, la Publiepolis, in un periodo in cui i giornali erano però fermi da mesi. Oggi c'è un quadro ancora più chiaro: secondo quanto accertato dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Cagliari, nel corso di quattro anni, dal 2007 al 2010, beni e patrimoni di Publiepolis – per un valore che secondo gli investigatori si aggira sui 15 milioni di euro – sarebbero stati utilizzati per pagare i creditori della capogruppo Epolis. Qual è l'inghippo? Presto detto: non è stata rispettata la cosiddetta "par condicio creditorum" normata dall'articolo 2741 del codice civile italiano che così dispone: «I creditori hanno eguale diritto di essere soddisfatti sui beni del debitore, salve le cause legittime di prelazione. Sono cause legittime di prelazione i privilegi, il pegno e le ipoteche». Dunque sarebbero stati favoriti alcuni creditori anziché altri facendo girare il denaro con artifizi contabili e bancari e "dissimulazioni" documentali.

Fallimento Epolis e Publiepolis, soldi per auto, palestre e viaggi

Le Fiamme Gialle hanno indagato a lungo e approfonditamente. Evidenziando che Rigotti, Cipollini e Greco che avrebbero "destinato a proprio uso esclusivo" automobili soldi prelevati dalle casse della Publiepolis, utilizzando carte prepagate e bonifici. Denaro che, sempre secondo quanto accertato dalla Finanza sarebbe poi servito per pagare alberghi, viaggi, soggiorni e addirittura esclusive palestre. Una vera e propria "malagestione" come l'hanno definita gli stessi investigatori. In alcune occasioni – sostiene l'ordinanza – sarebbero state consegnate ai creditori come pagamento auto acquistate dall'azienda, anche se le vetture avevano un valore superiore rispetto alla cifra richiesta dal creditore stesso. Non si esclude che gli accertamenti sul crac di Publiepolis possano portare a nuovi importanti sviluppi.

Chi sono Alberto Rigotti, Sara Cipollini e Vincenzo Maria Greco

In carcere c'è ora Alberto Rigotti, editore di Epolis e capo di Publiepolis, originario di Trento ma residente a Corrido (Como), 64 anni. Rigotti, finanziere trentino con il pallino per la filosofia (teneva lezioni all'Istituto San Raffaele di Milano) già coinvolto nelle cadute della Abm Merchant e della Torno Global Contracting, impegnata inizialmente in alcune realizzazioni di Expo 2015. Ai domiciliari ci sono Sara Cipollini, 42 anni di Legnano ma residente a Nesso (Como) che dopo EPolis era entrata in Mediapason, editore di Telelombardia (per poi dimettersi nel 2013) e Vincenzo Maria Greco, 69 anni originario di Napoli ma residente a Roma. Lunga, la storia di Greco, balzato agli onori della cronaca già negli anni Ottanta e poi nei Novanta con l'esplosione di Tangentopoli a Napoli. Greco era considerato l'eminenza grigia dell'allora superministro Paolo Cirino Pomicino nel settore delle infrastrutture di tipo ferroviario ed edilizio.

"Questa vicenda deve servire da esempio e deve rappresentare un’opportunità per governo e sindacato per operare una riflessione. La crisi del sistema editoriale italiano non può gravare solo ed esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. Molto spesso le responsabilità sono dovute a gestioni dissennate degli utili e perfino dei contributi statali da parte dei Cda. Non è licenziando o abbassando i salario che si risolvono i problemi del comparto giornalistico. Bisogna vigilare sulle operazioni finanziarie e fare in modo che si investa sull’innovazione e sui giornalisti, che vanno pagati adeguatamente e dove possibile stabilizzati. La libertà d’informazione in un Paese è necessaria per lo svolgimento sano delle pratiche democratiche: compito della politica a tutti i livelli e fare in modo che sia garantita, a partire dalla salvaguardia dei lavoratori": così in una nota il segretario del Partito Democratico di Roma Lionello Cosentino.

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