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Notizie su Alessandro Leon Asoli

Avvelenò i genitori con le pennette al salmone, la mamma: “Alessandro non è più mio figlio”

Monica Marchioni ha raccontato la sua nuova vita dopo essere sopravvissuta al tentativo di avvelenamento orchestrato dal figlio Alessandro Leon Asoli nell’aprile del 2021. “Da quel giorno non ho più un figlio”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Ogni mattina prego per quel ragazzo in foto. I video dove siamo insieme non riesco a guardarli perché ascoltare la sua voce per me è impossibile". A parlare in un'intervista al Corriere della Sera è Monica Marchioni, madre di Alessandro Leon Asoli, il 21enne accusato di aver avvelenato i familiari con un piatto di pennette al salmone.

Il 15 aprile 2021, il giovane avrebbe avvelenato la madre (che rimase ricoverata in ospedale per un mese) e il patrigno, Loreno Grimandi (morto in seguito all'accaduto) con un piatto di pennette al salmone contenente nitrato di sodio.

Alessandro Leon Asoli è stato condannato a 30 anni di carcere il 31 maggio 2022, a conclusione del processo di primo grado. "Io da quella sera un figlio non ce l'ho più" ha spiegato la donna durante l'intervista.

"Adesso sto seguendo un lungo percorso di elaborazione con una psicoterapeuta e una psichiatra. Non ho ancora ripreso la mia vita normale, non so se succederà mai. Ho venduto la casa dove è avvenuto il mio dramma".

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"A oggi non lo ritengo più mio figlio, non riesco. Viaggiavamo tanto, uno degli ultimi era stato a New York. Io e il mio compagno ci prendevamo sempre cura di lui, cercavamo di dargli il meglio. Lui era cambiato quando abbiamo deciso di ridurre le disponibilità economiche e infatti tutto quello che ha fatto era finalizzato a non dover studiare né lavorare. Voleva trovare la via più breve per usare il nostro lascito prima del tempo".

La donna ha spiegato di non riuscire a perdonare il figlio 21enne, ma di essere "costantemente combattuta" tra l'amore per lui e l'impossibilità di superare il trauma. "Se mi spedisse una lettera? Non so se l'aprirei. Fino a un anno fa avrei detto di no, ora una parte di me direbbe di sì. In me ci sono due parti in contraddizione: una è la madre di quel ragazzo, amato e cresciuto con sani principi, l'altra è la vittima di un terribile reato".

Dopo il delitto e durante il ricovero in ospedale, Marchioni non ha mai sentito il figlio 21enne. Nessun tentativo di parlargli, ha spiegato, ma una preghiera quotidiana per lui fatta tutte le mattine. "Vedo un ragazzo solo e smarrito che si è perso inseguendo soldi facili e amicizie sbagliate. Tornerei a parlargli solo se vedessi un cambiamento ma finora non c'è stato".

"Era diventato freddo e scostante. Lo avevamo messo davanti alle sue responsabilità dopo che a fatica aveva concluso gli studi in una scuola privata e volevamo che gestisse i soldi in modo più responsabile. Diceva di volere bei vestiti e un'auto nuova, ma voleva "guadagnare senza sbattersi". Voleva vivere da solo e per questo alla fine gli avevamo preso una casa in affitto a Bologna dove avrebbe dovuto trasferirsi 15 giorni dopo il delitto. Voleva tanti soldi e subito, era entrato in giri che non mi piacevano. Avevo provato a farlo lavorare, ma era sempre stato licenziato".

Per questo, secondo la donna, avrebbe poi programmato l'omicidio effettuando una serie di ricerche su internet su quale veleno usare per "non lasciare traccia".

"Io ho mangiato meno pasta di mio marito, lui invece aveva finito subito il piatto perché voleva mostrare apprezzamento per quell'insolito gesto di Alessandro che si era offerto di cucinare per noi. Voleva essere gentile e dimostrare affetto e stima, invece si è sentito male e tutto è cambiato. Quando mio figlio ha visto che non stavo morendo, ha provato a soffocarmi. Ho pensato che non avrei più visto la luce del giorno. Non posso perdonare, in questo momento non ce la faccio".

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