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Auto immatricolate all’estero, Corte Ue boccia Italia: “No a divieto circolazione dopo 60 giorni”

La Corte di Giustizia Europea ha bocciato la norma del cosiddetto “decreto sicurezza” relativa al divieto per i veicoli con targa straniera di circolare in Italia per un periodo superiore a 60 giorni.
A cura di Davide Falcioni
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Ennesima doccia fredda per Matteo Salvini: la Corte di Giustizia Europea ha infatti bocciato la norma del cosiddetto "decreto sicurezza" relativa al divieto per i veicoli con targa straniera di circolare in Italia per un periodo superiore a 60 giorni. Il provvedimento era stato inserito nel cosiddetto "Decreto Sicurezza" varato quando il leader della Lega era Ministro dell'Interno, durante il primo governo Conte. Ebbene, secondo i giudici di Lussemburgo tale norma viola il diritto Unione Europea. La Corte, in particolare, si è pronunciata sul caso di un uomo e una donna, entrambi di nazionalità slovacca ma da tempo regolarmente stabilitisi a Massa Carrara, che avevano presentato ricorso contro una multa elevata dalla polizia stradale. La coppia si stava recando al supermercato con l'auto della moglie, residente in Slovacchia: la donna per questa ragione aveva immatricolato la vettura in quel Paese. Il problema, tuttavia, era che alla guida c'era il marito, che invece risiede stabilmente in Italia: fermati a un posto di blocco, gli agenti hanno applicato la legge e comminato loro una sanzione amministrativa.

I due hanno impugnato la multa davanti al giudice di pace, il quale "ha sottolineato l’eccessiva onerosità di tale obbligo, sia in termini di costi che di complessità delle procedure amministrative", si legge in una nota della Corte Ue. Il giudice italiano "ha inoltre ritenuto che l’anzidetto divieto costituisca, da un lato, una discriminazione fondata sulla nazionalità e, d’altro lato, una limitazione all’esercizio di taluni diritti riconosciuti" dai Trattati Ue. Per questo, ha chiesto il pronunciamento della giustizia europea. I giudici comunitari hanno quindi ritenuto che il caso specifico violasse le norme Ue sulla libera circolazione dei capitali: essendo stata l'auto concessa in "comodato d'uso" dalla moglie al marito, di fatto l'Italia ha imposto "una tassa al comodato d’uso transfrontaliero dei veicoli a motore", procedimento contrario alla libera circolazione di capitali sancita dai Trattati. Il passaggio principale della sentenza riguarda tuttavia il divieto generale alla circolazione di veicoli immatricolati in un altro Paese: "In via di principio", scrivono i giudici europei, è contraria al diritto dell’Unione "una norma nazionale che vieti a chiunque sia residente in uno Stato membro da un periodo superiore a 60 giorni di circolare sul territorio con un veicolo immatricolato in altro Stato membro, quando la norma non tenga conto della temporaneità dell’utilizzo del veicolo sul territorio nazionale".

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