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Aurora Maniscalco, il giallo del cellulare: per ore nelle mani del fidanzato dopo la morte dell’hostess

Sono stati sentiti dalla polizia i famigliari di Aurora Maniscalco, la hostess palermitana di 24 anni precipitata dal balcone dell’appartamento dove viveva con il fidanzato a Vienna. Il suo cellulare è stato consegnato agli investigatori: per ore dopo la tragedia è stato nelle mani del fidanzato. Ecco cosa potrebbe svelare.
A cura di Giorgia Venturini
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Aurora Maniscalco.
Aurora Maniscalco.

Continuano le indagini della Procura di Palermo sulla morte di Aurora Maniscalco, la hostess palermitana di 24 anni precipitata dal balcone dell'appartamento dove viveva con il fidanzato a Vienna. Domani mattina si procederà con l'autopsia, dopo che nei giorni scorsi la salma è arrivata in Sicilia: intanto già oggi pomeriggio si stanno facendo le prime analisi sul corpo.

Gli inquirenti italiani infatti hanno preso in mano il caso indagando per istigazione al suicidio il fidanzato Elio Bargione, che intanto è rientrato in Sicilia. Da quanto appreso da Fanpage.it l'iscrizione nel registro degli indagati sarebbe un atto dovuto, necessario se si vuol procedere con l'autopsia. Per la Procura austriaca invece il caso sarebbe già stato archiviato come suicidio: "Non sono state fatte indagini da parte loro", ha tenuto a precisare a Fanpage.it l'avvocato della famiglia di Aurora, il legale Alberto Raffadale.

Intanto i famigliari sono stati sentiti dalla polizia: il padre e le zie avrebbero consegnato lo smartphone della ragazza per procedere con gli accertamenti. Dai messaggi si potrebbe capire il rapporto che aveva Aurora con il fidanzato: "Abbiamo scoperto che c'erano altre liti, altre situazioni un po' brutte tra i due", aggiunge il padre della vittima nell'intervista a Tgcom24. E ancora: "Lui mi disse che era accaduto all'una di notte. Invece dalla documentazione in possesso abbiamo scoperto che tutto era successo alle 22.46". A insospettire i parenti anche il fatto che Elio Bargione abbia chiamato la famiglia di Aurora soltanto sette ore dopo la tragedia.

Fondamentali quindi saranno gli accertamenti sul cellulare: bisogna tenere in considerazione il fatto che – come spiega l'avvocato – il cellulare è stato nelle mani del fidanzato dopo la tragedia per diverse ore. Tanto che ha chiamato la famiglia di Aurora con il suo cellulare. Una volta in mano ai parenti della ragazza il dispositivo elettronico non è mai stato acceso e visionato. Spetterà tutto agli investigatori ora.

Quello che si sa per certo è che Aurora è precipitata dal balcone del terzo piano dell'appartamento dove viveva con il fidanzato e dopo un'accesa lite. La famiglia della vittima, assistita dal legale Alberto Raffadale, aveva presentato due esposti – uno alla Procura di Vienna e uno alla Procura di Palermo – per chiedere approfondimenti sul caso, come fare un sopralluogo della casa e visionare le telecamere di video-sorveglianza della zona. Intanto ora si procederà con visionare il cellulare della vittima.

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