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Arriva una Direttiva Europea per imporre alle multinazionali il rispetto di ambiente e diritti

Sta per essere presentata una Direttiva Europea per garantire il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente da parte delle multinazionali lungo tutta la filiera produttiva dal Sud al Nord del mondo. La campagna “Impresa 2030. Diamoci una regolata”, è stata lanciata da una coalizione di associazioni e Ong per sostenere questa iniziativa: “Le lobby proveranno a contrastare e svuotare la Direttiva rendendola inutile”.
A cura di Valerio Renzi
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Lungo le filiere produttive del mondo globalizzato, sembra essere diventato impossibile ricostruire le responsabilità di aziende che agiscono in un dedalo di legislazioni differenti e in catene di appalti e subappalti. I palloni della Nike e di altri importanti marchi, cuciti dai bambini in Pakistan e India, sono tra gli esempi di questa condizione entrati ormai nell'immaginario collettivo. Quando il 24 aprile del 2013 in Bangladesh crolla il Rana Plaza a Dacca, facendo 1.129 morti, in quell'enorme fabbrica tessile lavorano aziende per marchi importanti, da H&M a Benetton, da Primark a Zara. Quando di fronte a ingiustizie impunite e sistematiche violazioni dei più elementari diritti la società civile si mobilita con campagne importanti, queste provocano un danno d'immagine significativo, ma in molti casi hanno prodotto più che cambiamenti reali aggressive quanto cosmetiche campagne di marketing. Ma ora le cose potrebbero cambiare È in arrivo prima della fine dell'anno una Direttiva Europea, sostenuta con forza dalla società civile, che ha l'obiettivo di imporre alle imprese il rispetto dei diritti umani, dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori lungo tutta la filiera produttiva.

Per fare in modo che questa iniziativa non venga svuotata ma produca degli effetti reali e verificabili, a cominciare dalle sanzioni per chi la disattendesse, associazioni e organizzazioni non governative si stanno organizzando a livello nazionale e continentale. In Italia ha preso così il via la campagna Impresa2030, sostenuta da una coalizione di cui fanno parte ActionAid Italia, Equo Garantito, Fair, Focsiv, Fondazione Finanza Etica, Human Rights International Corner (HRIC), Mani Tese, Oxfam Italia, Save the Children e WeWorld.

"L'obiettivo è fare in modo che il Governo italiano e gli europarlamentari sostengano e rafforzino l'iniziativa della Commissione in ogni sede. Si tratta di una proposta ‘rivoluzionaria' che può davvero allineare i modelli d'impresa e di business all'agenda 2030 e all'Accordo di Parigi sul clima, oltre che per garantire davvero il rispetto dei diritti a ogni latitudine", spiega Giosuè De Salvo dell'organizzazione non governativa Mani Tese e portavoce della campagna.

Ma la battaglia non sarà semplice: "Temiamo che durante la contrattazione con i paesi membri ma anche nell'Europarlamento la Direttiva venga completamente annacquata dall'azione delle lobby che rappresentano le imprese e molti settori che verrebbero chiamati alle loro responsabilità come chi pratica attività estrattive. Dobbiamo prendere atto che in questi decenni l'autoregolamentazione da parte delle imprese non ha funzionato, anzi gli abusi sono aumentati, ed è necessario tornare a un'iniziativa pubblica di controllo". 

La direttiva così come sarà presentata presenta poi un'iniziativa davvero rivoluzionaria dal punto di vista del diritto: garantirà l'accesso alla giustizia europea alle comunità impattate nel Sud del mondo dall'azione di multinazionali e imprese europee. A ora questo tipo d'iniziative è reso molto difficile dalle difficoltà burocratiche e dai costi altissimi, mentre l'idea è di dare a Davide (facciamo conto una comunità rurale in Centro Africa il cui territorio è avvelenato da un'attività estrattiva condotta in maniera irresponsabile) un'arma in più contro Golia (il colosso dell'energia o delle materie prime del caso).

La battaglia deve ancora iniziare ma già si annuncia aspra, eppure si tratta di applicare i Principi Guida ONU su Imprese e Diritti Umani, lungo tre assi fondamentali: il dovere degli Stati di proteggere dagli abusi e dalle violazioni; la responsabilità delle imprese, di far rispettare i diritti umani in tutti i passaggi della propria filiera; l’accesso alla giustizia da parte delle vittime di violazioni.

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