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Covid 19

Aosta, chirurgo violò quarantena per operare una donna: assolto

Gianluca Iob, il medico di chirurgia vascolare che lo scorso aprile aveva operato all’ospedale Parini una paziente nonostante lui fosse in quarantena perché risultato positivo al Covid, è stato assolto.
A cura di Davide Falcioni
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Gianluca Iob, il medico di chirurgia vascolare che lo scorso aprile aveva operato all'ospedale Parini una paziente nonostante lui fosse in quarantena perché risultato positivo al Covid, è stato assolto dal giudice monocratico di Aosta Maurizio D'Abrusco "perché il fatto non costituisce reato". Assolti anche Pier Eugenio Nebiolo, all'epoca direttore sanitario dell'Usl valdostana, e il responsabile del 118, Luca Cavoretto. I tre erano accusati di aver violato la normativa sulla quarantena. Il pubblico ministero Francesco Pizzato, che in fase preliminare aveva chiesto un decreto penale di condanna a cinquemila euro per gli imputati, impugnato dalla difesa che aveva invece deciso di andare a processo, aveva chiesto stavolta per tutti l'assoluzione per "tenuità dei fatti".

Per l'accusa il dottor Iob era risultato positivo al tampone (in seguito è stato scoperto che stava benissimo in quanto il tampone fatto in ospedale faceva parte di una partita di "falsi positivi") e quindi non avrebbe potuto svolgere l'intervento, autorizzato dallo stesso Nebbiolo con una email. Il chirurgo era stato accompagnato in ospedale per eseguire l'operazione e poi riportato a casa in ambulanza, violando l'ordinanza di isolamento domiciliare emessa dal vicesindaco di Aosta. La scelta del medico di eseguire un intervento non  era stata interpretata solo come un eccesso di senso del dovere, ma in un primo momento come un vero e proprio reato. Così, tuttavia, non era; a stabilirlo ora è stata anche una sentenza giudiziaria. "I miei assistiti si sono assunti le loro responsabilità e hanno salvato la vita a una donna che nessuno conosceva – ha commenta Corrado Bellora, avvocato dei tre imputati, all'uscita dall'aula – Sono tre medici che andrebbero ringraziati, e che non dovevano finire sotto processo. Hanno agito per salvare una persona che era in grave pericolo di vita. Fin dall'inizio abbiamo detto che questo processo si doveva chiudere con l'assoluzione per tutti e tre".

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