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Il delitto di Cogne

Annamaria Franzoni, la nuova vita della mamma di Cogne: libera quattro ore al giorno

La donna condannata per il delitto di Cogne ha un permesso di quattro ore al giorno dagli arresti domiciliari per provvedere alle sue esigenze e accudire la famiglia.
A cura di Antonio Palma
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A quasi quattordici anni dal terribile delitto di Cogne in cui fu ucciso il piccolo Samuele Lorenzi di 3 anni, Annamaria Franzoni, la madre del bimbo condannata per la sua morte ha cambiato completamente vita. Nonostante si sia sempre proclamata innocente, sei anni di indagini e tre processi hanno stabilito definitivamente che è stata lei a uccidere il figlioletto quel tragico giorno nel villetta familiare del paese valdostano. Annamaria Franzoni infatti è stata condannata in Cassazione a 16 anni di carcere nel 2008, poi ridotti a 13 anni dall'indulto, e dopo aver scontato circa sei anni della pena in carcere a Bologna, ora è ai domiciliari. La donna da tempo non è più a Cogne e si è trasferita lontano dalla Regione, vive nella nuova casa di famiglia a San Benedetto Val di Sambro, in provicnia di Bologna, da quando nel giugno del 2014 ha avuto gli arresti domiciliari.

Nell'abitazione Annamaria Franzoni vive con il marito Stefano Lorenzi che non l'ha mai abbandonata in tutto i percorso giudiziario, e i figli Davide, 21 anni, e Gioele, 13 anni, nato un anno dopo l’omicidio di Samuele. Anche Stefano Lorenzi ha abbandonato la sua precedente attività per seguire la moglie e ora lavora per il suocero Giorgio Franzoni, titolare di un’impresa di costruzioni specializzata nei lavori stradali. Dalla casa la Franzoni può allontanarsi per quattro ore al giorno Come dimostrano le foto del settimanale Oggi, che da domani è in edicola. Un permesso particolare, concesso dai giudici dopo quello del lavoro esterno quando era in carcere e che le permette di fare la spesa, provvedere alle sue esigenze e accudire la famiglia. Annamaria Franzoni più ha chiesto anche di poter scontare il resto della sua pena con l‘affidamento in prova ai servizi sociali, l'ultima volta ad aprile, ma la Procura generale di Bologna ha dato parere contrario e il Tribunale di sorveglianza ha negato il permesso.

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