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Andy e le sue due famiglie: “Una senegalese e una vicentina: questo è il mio antidoto al razzismo”

Nata in Italia e cresciuta da una coppia veneta, con i genitori biologici originari del Senegal ma residenti a pochi chilometri, Ndeye Fatou Faye, per tutti Andy, ha scritto un libro dopo un viaggio da sola in Africa, alla ricerca delle proprie radici, dedicato “a tutti gli italiani di seconda generazione come me. L’Italia ha un fortissimo problema di razzismo, ma condividete la vostra cultura, perchè spesso il problema è solo l’ignoranza”
A cura di Beppe Facchini
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"Nel corso della mia vita in molti mi dicevano che avrei dovuto decidere: o veneta o senegalese. Devi scegliere, o una o l'altra, non puoi essere entrambe le cose. Ma io invece sono entrambe, perchè se perdessi una delle due, perderei una parte di me stessa". Ndeye Fatou Faye, per tutti Andy, è una ragazza nata in Veneto, a Schio, 22 anni fa da una famiglia originaria del Senegal. A crescerla, però, sono stati soprattutto quelli che lei oggi chiama "nonni". E cioè una coppia di Cagollo del Cengio, poco più di tremila anime nel Vicentino, coi quali i suoi genitori sono subito entrati in sintonia appena giunti in Italia.

"Prima di cominciare l'asilo -racconta Andy- sarei dovuta andare in Senegal perchè mia madre voleva che crescessi là. Quella che io oggi chiamo nonna ha però chiesto di potermi crescere qui e così, fino 14 anni, trascorrevo tutta la settimana a Cagollo e il weekend a Schio". Lo stesso ha fatto anche la sorella, Maria, almeno fino al termine della scuola media. Le superiori, invece, le Andy le ha frequentate proprio a Schio, a casa dei genitori biologici, invertendo così l'organizzazione settimanale e ritrovandosi, oggi, letteralmente con due famiglie. "Per me è normale, non avevo mai pensato che fosse una cosa strana -continua la giovane "vicentina-senegalese", come lei stessa si definisce-. Anzi, per me era più strano crescere in una sola famiglia. Infatti quando le persone mi chiedono come faccia, io rispondo: ma come fate voi?".

Appassionata di sport (da qualche mese pratica boxe, dopo anni di basket) e di Micheal Jakson (la cameretta è piena di foto e poster), Ndeye non ha dubbi: "Penso che avere due famiglie sia la mia grande fortuna, perchè ho più visioni su più cose e ho una mente più aperta. Però è stato ed è tutt'ora molto difficile conciliare entrambe le cose, perchè sono due culture letteralmente opposte, che non vanno d'accordo praticamente su nulla. Ognuna di loro -prosegue la 22enne- pensava di poter prevalere sull'altra, quindi per me è sempre stata difficile questa cosa e penso che in fondo non abbiano mai capito come mi sono sentita e come mi sento a dover cercare un equilibrio. Alla fine ho capito che non troverò mai un punto di congiunzione fra le due famiglie, però ho trovato me stessa, la mia identità. Ed è un mix delle due e non una scelta".

La storia di Ndeye, unica nel suo genere, è comunque di sicuro simile a quelle di tanti altri italiani di seconda generazione. Ed è proprio pensando anche a loro che, nel 2019, è arrivato "Allergica al pesce. Hakuna Matata", un libro-diario che ha come punto di partenza la ricerca delle proprie radici, fatta con un viaggio in Senegal a 16 anni. Il primo viaggio da sola, dopo quelli assieme ai genitori biologici, per "cercare di capire la mia identità e mettere insieme le due culture che avevo dentro da sempre. E là, la mia vita è cambiata" assicura.

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"È vero, io sono proprio allergica al pesce" continua Andy, commentando il titolo del libro. Un titolo scelto "perchè il Senegal è il maggior produttori di tonno dell'Africa sub-sahariana e lì il piatto principale è riso col pesce. Il fatto di non poterlo mangiare è stato come un rendermi conto che probabilmente non sono potevo essere del tutto senegalese". Iscritta al corso di laurea in Scienze per l'Investigazione e la Sicurezza a Narni, in Umbria, col sogno di diventare detective, Andy è anche una giramondo, soprattutto grazie al suo lavoro con la Be Your Party, agenzia internazionale che organizza eventi per turisti italiani in Francia e Croazia, dove sta per partire. "Anche grazie a loro la mia vita è cambiata -continua, prima di tornare sul libro-. Secondo me è la storia di tantissimi ed è la storia di chi non sa chi è perchè vive in un Paese straniero, che lo vede come uno straniero, e perchè quando torna nel suo pure è visto come uno straniero. Quindi avere due culture è come non averne sostanzialmente nessuna".

"Episodi razzisti ne ho avuti più di uno, anche in Senegal -dice ancora Andy-. La cosa strana è che me ne sono resa conto dopo perchè la mia famiglia, soprattutto quella italiana, mi ha cresciuta come se il razzismo non esistesse: non hanno mai fatto differenza tra il colore della pelle e il loro. E lo stesso vale per gli amici con cui sono cresciuta qui. Queste cose le abbiamo cominciate a intuire alla superiori, quando tutti i miei compagni mi chiedevano come facessi a parlare dialetto veneto, mentre loro no. Ho capito dopo che me lo chiedevano perchè forse alcune persone mi vedevano diversa da loro".

"L'Italia ha un fortissimo problema di razzismo, è una cosa che rallenta palesemente questo Paese" aggiunge Andy, rivolgendosi infine "agli italiani come me di seconda generazione: condividete la vostra cultura. Se vi fanno delle domande come "ma tu parli l'africano?" o "in Africa sono tutti musulmani?", oppure ancora qualsiasi cosa sulle treccine, non offendetevi subito. Probabilmente quella persona non sa perchè magari è solo ignorante e non ignorante razzista. Anche amici miei vengono e mi dicono "guarda, non voglio che tu ti offenda, ma posso chiederti se ti abbronzi?" Certo che mi abbronzo, divento più scura. Quindi -conclude- condividete la vostra cultura. Se qualcuno vi fa una domanda e capite che non è razzista, rispondete".

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