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Cambiamenti climatici

Allarme siccità, Legambiente: “Sulle Alpi neve diminuita del 53%, l’acqua del Po del 61%”

A partire dai prossimi mesi “la domanda di acqua per uso agricolo si aggiungerà agli attuali usi civili e industriali, che sono già in sofferenza”. L’appello dell’associazione al governo affinché intervenga urgentemente; presentato un piano in 8 punti per “una road map non più rimandabile”.
A cura di Biagio Chiariello
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Si aggrava l'allarme siccità in Italia. I dati forniti da Legambiente parlano chiaro: la neve è diminuita del 53% sull'arco alpino, mentre mentre il Po è già in secca "con un deficit del 61%" secondo il Cima Research Foundation. Dopo la scorsa estate si registra anche un inverno, con febbraio in particolare, dove laghi e fiumi risultano sempre più in sofferenza.

 "Il 2023 è appena iniziato, ma sta mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi, livelli di siccità. Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Serve poi adottare una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare", spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.

In Italia stress idrico medio-alto

L'associazione ricorda che l'Italia è un Paese a stress idrico medio-alto, secondo l'OMS, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili (si parla di oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno) con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l'approvvigionamento idrico della Penisola.

Secondo i dati diffusi dallo GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico), all'aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche.

Gli otto pilastri anti-siccità di Legambiente

Per questo motivo l'associazione ambientalista ha lanciato un appello al governo Meloni, indicando le priorità per una strategia nazionale idrica "strutturata in otto punti, che abbia un approccio circolare con interventi di breve, medio e lungo periodo che favoriscano da una parte l’adattamento ai cambiamenti climatici e, dall’altro, permettano di ridurre da subito i prelievi di acqua evitandone anche gli sprechi”.

A partire dai prossimi mesi, infatti, spiega Legambiente, "la domanda di acqua per uso agricolo si aggiungerà agli attuali usi civili e industriali che sono già in sofferenza e il fabbisogno idrico nazionale sarà insostenibile rispetto alla reale disponibilità".

Gli otto pilastri di Legambiente:

  1.  favorire la ricarica controllata della falda facendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare;
  2.  prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini;
  3.  servono interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione
  4. implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie;
  5. occorre riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti;
  6.   utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi;
  7.  favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti;
  8. introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti.
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