495 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

“Al Nord riaperture rischiose, al Sud troppi limiti”: la Fondazione Gimbe boccia la Fase 2

Secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, la fase 2 dell’emergenza Coronavirus in Italia presenta un doppio problema, perché “ci sono aree del Paese che dovranno sottostare a restrizioni eccessive, che favoriscono autonome fughe in avanti. Per altre, la riapertura avverrà sul filo del rasoio perché dei 4,5 milioni di persone che torneranno al lavoro la maggior parte si concentra proprio nelle Regioni dove l’epidemia è meno sotto controllo”. Ne emerge che al “Nord ci sono troppi rischi e al Sud troppi limiti”.
A cura di Ida Artiaco
495 CONDIVISIONI
Coronavirus in Italia.
Coronavirus in Italia.
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

La fase 2 dell'emergenza Coronavirus, che comincerà in Italia a partire da lunedì 4 maggio con un primo allentamento del lockdown per il contenimento del contagio, rischia di essere a doppia velocità, presentando di conseguenza un duplice problema. Da un lato, infatti, ci sono "aree del Paese che dovranno sottostare a restrizioni eccessive, che favoriscono autonome fughe in avanti, come dimostra il caso Calabria. Per altre, la riapertura avverrà sul filo del rasoio perché dei 4,5 milioni di persone che torneranno al lavoro la maggior parte si concentra proprio nelle Regioni dove l'epidemia è meno sotto controllo". Ne è convinto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che è intervenuto per commentare il dpcm del 26 aprile, firmato dal premier Conte, con il quale si pianifica la cauta ripartenza delle attività produttive, ferme ormai da circa due mesi.

"A 4 giorni dall'avvio della fase 2 – ha sottolineato Cartabellotta, – il nostro monitoraggio indipendente sulle variazioni settimanali documenta un ulteriore alleggerimento del carico degli ospedali e in particolare delle terapie intensive. Tuttavia, sul fronte di contagi e decessi, nonostante il progressivo rallentamento, il numero dei nuovi casi non ha raggiunto quella prolungata stabilizzazione propedeutica alla ripartenza secondo le raccomandazioni della Commissione Europea". Lo studio di Gimbe ha lavorato su due indicatori: il numero di casi totali ogni 100.000 abitanti e l’incremento percentuale dei casi nell’ultima settimana. Se da un lato la Fondazione condivide il principio di graduale riapertura del Governo, dall'altro rileva che l'avvio della fase 2 "non rispecchia il principio della massima prudenza perché non tiene in considerazione le notevoli eterogeneità regionali delle dinamiche del contagio".

"Nella settimana 22-29 aprile infatti l'80% sia dei nuovi casi che dei nuovi decessi si concentra in sole 5 regioni: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Liguria", che sono dunque ancora in piena fase 1 e tra una settimana potrebbero trovarsi di nuovo in una situazione rischiosa. Mentre le Regioni del Centro e soprattutto del Sud "hanno prevalenza e incrementi percentuali sotto la media nazionale". Unica eccezione sono le Marche. In definitiva, però, ne esce un quadro in cui al Nord ci sono troppi rischi e al Sud troppi limiti. "Come ogni decisione politica – ha concluso Cartabellotta – il decreto sulla fase 2 rappresenta un inevitabile compromesso tra evidenze scientifiche ed interessi di altra natura. Con queste posizioni, modulare regole diverse secondo l’epidemiologia del contagio tra le varie Regioni avrebbe inevitabilmente fatto saltare il banco".

Immagine
495 CONDIVISIONI
32804 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views