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Test di Medicina 2024/2025

Ai test di medicina anche il primario non viene ammesso

Fa discutere un articolo del Corriere della Sera a firma di Giuseppe Remuzzi, primario di nefrologia e dialisi agli Ospedali Riuniti di Bergamo. Il medico ha provato la simulazione dei test d’ingresso che migliaia di aspiranti medici italiani dovranno sostenere in questi giorni. E’ andata così.
A cura di Biagio Chiariello
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Ai test di medicina, anche il primario non viene ammesso
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 Per essere dei bravi medici, bisogna sapere come è morto Gandhi, chi ha scritto "Barbablù" o che cos'è il taoismo? Se lo è chiesto Giuseppe Remuzzi in un articolo sul Corriere della Sera. Lui, che di professione fa il primario di nefrologia e dialisi agli Ospedali Riuniti di Bergamo, ha provato ad esercitarsi sulla simulazione online dei test d’ammissione a medicina con risultati non proprio esaltanti: 15 errori, tanti da non riuscire ad entrare all'agognata facoltà. Sono state le domande di logica, di cultura ed attualità a decretare che Remuzzi non sarebbe portato per medicina. Secondo l'autore del pezzo si tratta di quesiti che poco c’entrano con le abilità che un dottore dovrebbe effettivamente avere. Se fosse stato qualche anno più giovane, probabilmente, il primario avrebbe dovuto rinunciare a svolgere la professione a cui ha dedicato la sua vita. Come lui, anche molti aspiranti medici che, pur essendo portati per questa carriera, si vedono bloccata la strada. Tutta colpa dei test, dunque?

Ecco cosa scrive Remuzzi:

 Partiamo dalle domande di logica. Eccone una: «L’ipotesi di Ronald E. Smith è che studenti molto ansiosi, se ridono durante gli esami, hanno prestazioni più brillanti. In quelli meno ansiosi non funziona». Ci sono quattro possibili risposte. Quella giusta sarebbe «formulare le domande in termini umoristici non dà vantaggio a studenti poco ansiosi». Ma che logica c’è in tutto questo? La risposta è nella domanda”.

Remuzzi è dell'idea che chi ha deciso di spendere la propria vita al servizio degli ammalati dovrebbe essere valutato in altro modo:

Ecco, io preferirei che chi vuol fare il dottore mi dica se secondo lui c'è un problema etico nell'impiegare cellule staminali embrionali per la ricerca, anche quelle che se no si butterebbero via. E se un ammalato grave ha il diritto di decidere come morire e quando? E se non lui, chi altro? Se mai più della dinamica del vuoto taoista, avrei chiesto qualcosa sul rapporto tra il pensiero di Galileo e i dogmi della Chiesa. Il futuro medico dovrebbe sapere cos'è il New England Journal of Medicine e il Lancet . Deve essere colto il medico, siamo d'accordo, ma se anche non sa che «piove su le tamerici…», il celeberrimo passo di d'Annunzio, è un'anafora, pazienza. Meglio sapere chi è il nuovo direttore del New York Times . "

In Italia funziona così. Ma negli Stati Uniti, ricorda Remuzzi, sono convinti che basti parlare anche solo pochi minuti con chi nella vita vuole diventare medico. E' chiaro che si tratta di un’ipotesi impraticabile nel nostro Paese alla luce dell’elevato numero di giovani che ogni anno sono pronti a dedicarsi anima e corpo (almeno nelle intenzioni) alla carriera di medico. Ma si si potrebbe seguire l’esempio delle Francia, dove non esistono test di ingresso: il primo anno entrano tutti, ma al secondo ci vanno solo i migliori, quelli che hanno dato tutti gli esami (o quasi). Ma questi ultimi, siamo sicuri, sono anche quelli dotati di cultura generale,  buona capacità logica ed empatica, padronanza della lingua. Anche questi sono elementi fondamentali per fare bene ad una facoltà così difficile.

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