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Agitu Gudeta, la sorella su condanna del killer: “Dovrebbe pagare a vita ma non è la legge italiana”

“Non siamo soddisfatti della condanna: il killer dovrebbe pagare a vita ma non è la legge di questo Paese”. Lo ha detto la sorella di Agitu Gudeta, la pastora di origine etiope uccisa a martellate a Frassilongo, in Trentino, il 29 dicembre del 2020. L’assassino reo confesso è stato condannato a 20 anni di carcere per omicidio volontario e violenza sessuale.
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Non siamo soddisfatti della condanna a 20 anni di carcere. L'assassino di mia sorella dovrebbe confrontarsi con le conseguenze delle sue azioni per il resto della vita". Lo ha detto Bethelihem Gudeta, sorella della pastora Agitu Ideo Gudeta uccisa a Frassilongo, in Trentino, il 29 dicembre del 2020. La donna è stata massacrata e violentata mentre era ancora agonizzante. Suleiman Adams, il 33enne reo confesso dell'omicidio, è stato condannato a 20 anni di carcere. La pena è stata stabilita con rito abbreviato dal gup del Tribunale di Trento, Enrico Borelli.

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Al dipendente della pastora etiope sono stati riconosciuti 15 anni e 8 mesi per omicidio volontario. Altri 4 anni e 8 mesi sono invece per violenza sessuale. La sorella della donna si è dichiarata comunque soddisfatta dal riconoscimento della colpevolezza, ma ha giudicato la sentenza troppo morbida nonostante i capi d'accusa gravissimi. "Una giustizia tardiva è una giustizia negata – ha dichiarato la donna -. Adams dovrebbe pagare quanto fatto per il resto della vita ma sfortunatamente questa non è la legge di questo Paese".

Suleiman Adams, all'epoca collaboratore di Agitu, aveva confessato il delitto poche ore dopo. Il pm Giovanni Benelli aveva chiesto una pena complessiva di 19 anni e 4 mesi, 15 per l'omicidio e 4 anni e 4 mesi per il reato di violenza sessuale. Agitu era arrivata in Trentino nel 2010 dopo essere fuggita dal suo Paese all'età di 18 anni. Aveva fondato l'azienda "La Capra Felice", un progetto virtuoso basato sulla valorizzazione del territorio. Nella sua azienda, Agitu allevava capre di razza Mochena a rischio estinzione. Per la sua attività aveva anche ricevuto la Bandiera verde di Legambiente.

"La Capra Felice" aveva coinvolto anche molte persone del posto, offrendo diversi posti di lavoro nella produzione del formaggio. Il delitto e la brutalità con la quale è stato eseguito ha sconvolto l'intera comunità di Frassilongo.

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