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Guerra in Ucraina

100 giorni di guerra in Ucraina: a che punto è la notte e qual è la chiave per arrivare a una tregua

Il generale Leonardo Tricarico a Fanpage.it: “Oggi come 100 giorni fa lo status del Donbass continua a rappresentare il fulcro di qualsiasi negoziato, che dovrebbe avere due obiettivi: affermare l’integrità territoriale ucraina e contemplare una zona ‘cuscinetto’ nei territori orientali del Paese, ai quali andrebbe riconosciuta una larga autonomia da Kiev”.
Intervista a Leonardo Tricarico
Ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e presidente della Fondazione Icsa.
A cura di Davide Falcioni
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Cosa avremmo pensato, il 24 febbraio scorso, se ci avessero detto che la guerra in Ucraina si sarebbe protratta per (almeno) 100 giorni? Probabilmente in molti non ci avrebbero mai creduto. La stragrande maggioranza degli analisti infatti era convinta che la cosiddetta "operazione speciale" di Putin si sarebbe consumata nel giro di pochi giorni con la destituzione del governo guidato da Zelensky e l'imposizione di un presidente "fantoccio", molto più vicino al Cremlino. Così evidentemente non è stato: gli ucraini, supportati militarmente dall'occidente, hanno opposto una strenua resistenza, sono riusciti a cacciare i russi da Kiev e da 100 giorni combattono anche nel Donbass, dove tuttavia l'iniziativa delle truppe di Mosca ha ripreso vigore. Di certo il bilancio di questi primi 100 giorni di conflitto è devastante, tra città rase al suolo, una diaspora di milioni di persone e massacri come quelli di Bucha. Come se ne esce, a questo punto? L'abbiamo chiesto al generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e presidente della Fondazione Icsa.

Il generale Leonardo Tricarico
Il generale Leonardo Tricarico

Generale, sono passati 100 giorni dall’inizio dell’invasione. Possiamo tracciare un primo bilancio?

Dopo cento giorni possiamo dire che tanto sangue è stato sparso in larga parte inutilmente. Continuo ad essere convinto che si tratti di una guerra senza alcun senso e fatico, come altri, a capire dove Putin deciderà di fermarsi: a questo punto immagino che il suo obiettivo sia acquisire il controllo totale del Donbass e creare lì un territorio filorusso di diritto, oltre che di fatto. Direi che a questo punto per Putin si tratta di un risultato a portata di mano: dobbiamo sperare che il suo scopo sia quello, e non altro.

Perché dice che tanto sangue è stato sparso inutilmente?

Dopo cento giorni, migliaia di morti e milioni di profughi la guerra non sembra aver delineato un equilibrio molto diverso rispetto agli accordi di Minsk, mai applicati dalle parti. In sostanza quegli accordi prevedevano una larga autonomia per due regioni amministrative ucraine, quelle di Donetsk e Lugansk. Ecco, oggi come 100 giorni fa lo status del Donbass continua a rappresentare il fulcro di qualsiasi negoziato, che dovrebbe avere due obiettivi: affermare l'integrità territoriale ucraina e allo stesso tempo contemplare una zona "cuscinetto" nei territori orientali del Paese, ai quali andrebbe riconosciuta una larga autonomia da Kiev. Andrebbe studiato un doppio status speciale: uno per l'Ucraina, che credo possa abbandonare l'idea di entrare nella Nato, e uno per il Donbass, dove devono essere rispettati i russofoni anche prendendo atto della "geografia sociale" del territorio. Affinché questi negoziati comincino davvero però occorre una tregua dai combattimenti e l'organizzazione di un piano di lavoro ben strutturato dal punto di vista giuridico. Credo che questo sia l'auspicio che tutti dovremmo avere: bisogna sperare che alla Russia basti e che anche l'Ucraina voglia accettare – pur in un contesto di integrità territoriale – ampie concessioni ai territori del Donbass.

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Dopo aver riscontrato grandi difficoltà, soprattutto nelle prime settimane della guerra, i russi stanno inesorabilmente avanzando nel Donbass e potrebbero chiudere in una sacca migliaia di soldati ucraini. Crede che Kiev riuscirà a resistere?

I russi hanno messo a punto le loro capacità: stanno affinando le tattiche militari e possono contare su una logistica molto migliore rispetto all'inizio. Ma non è tutto. Probabilmente nell'avanzata russa un ruolo è stato giocato anche dalla popolazione: mentre abbiamo assistito nelle prime settimane a una reazione rabbiosa degli ucraini, non altrettanto si sta vedendo in Donbass. Anzi, tutt'altro: la popolazione sta garantendo un supporto non solo morale in quell'area.

In questi primi 100 giorni di guerra un ruolo importante è stato giocato anche dall'Occidente. Come valuta quello che è stato fatto per l'Ucraina?

Aver fornito aiuti militari è stato importante ed ha avuto un ruolo non secondario per aiutare Kiev a resistere. Sono convinto che bisogna continuare a fornire agli ucraini ciò di cui hanno bisogno, e se non hanno tante idee bisogna supportarli anche in quel senso. Dopodiché sul piano diplomatico le difficoltà esistono, innegabilmente: alcuni attori non prestano la dovuta attenzione a questo tipo di iniziativa e ci sono spaccature importanti anche in Europa. Nonostante alcuni capi di Stato e governo sbandierino unità d'intenti, sappiamo benissimo che sta accadendo tutt'altro e che all'ultimo consiglio europeo le divergenze sono state significative. Imporre sanzioni non basta: servono iniziative diplomatiche strutturate che conducano a una tregua e all'avvio di negoziati.

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